Mariolina Venezia vince il Premio Letterario Friuli Venezia Giulia: «Trieste voleva che la raccontassi. Per due volte ho resistito»

Il suo racconto “Ritorni” sarà presentato a Pordenonelegge
Mary Barbara Tolusso
La scrittrice Mariolina Venezia vincitrice del Premio letterario Friuli Venezia Giulia
La scrittrice Mariolina Venezia vincitrice del Premio letterario Friuli Venezia Giulia

TRIESTE Lei è l’autrice della saga di Imma Tataranni, il sostituto procuratore che tanto successo ha avuto in tv. Ma soprattutto è la scrittrice di “Mille anni che sto qui” (Einaudi, Premio Campiello 2007), un romanzo che traduce perfettamente più di cento anni di storia attraverso le vicende, le emozioni, i segreti e i tradimenti di una famiglia.

Mariolina Venezia vince la IV edizione del Premio Letterario Friuli Venezia Giulia “Il racconto dei luoghi e del tempo”, istituito dalla Regione in sinergia con la Fondazione Pordenonelegge, che le sarà consegnato il 16 settembre proprio nell’ambito della kermesse letteraria. La proclamazione della vincitrice è avvenuta al Palazzo della Regione di Piazza Unità. A farlo la giuria composta dal presidente Massimiliano Fedriga, dall’assessore Mario Anzil e dal direttore di Pordenonelegge Gian Mario Villalta con i curatori Alberto Garlini e Valentina Gasparet.

Il racconto che ha meritato il premio si intitola “Ritorni”, e nell’occasione è stato pubblicato dalla Italo Svevo in coedizione con Fondazione Pordenonelegge (pagg. 84, euro 14). «Un racconto interessante da molti punti di vista – ha osservato Fedriga – soprattutto ci dà una prospettiva di chi non conosce la città, come la vive e come la sente. Nel caso di Mariolina Venezia, l’elemento interessante è quanto Trieste abbia bisogno di una conoscenza approfondita rispetto altri luoghi votati al turismo di massa».

Venezia ha sempre avuto un talento per descrivere i territori e le loro connessioni con le persone. Lo ricorda Gian Mario Villalta: «Sia nella serie dedicata a Imma Tataranni, tanto più nel romanzo Premio Campiello, Venezia ha sempre evocato con precisione lo spirito di un luogo». Il direttore di Pordenonelegge ha anche aggiunto un’osservazione interessante a livello letterario: «Ovvero la possibilità, attraverso questo premio, di riscoprire il genere del racconto lungo, che in Italia, rispetto ad altre culture, è sempre stato sottovalutato».

Trieste è al centro di questa IV edizione, descritta in maniera alquanto originale. Nessuna celebrazione stucchevole. Anzi la scrittrice parla di una città che, in una lontana prima visita, non le era piaciuta affatto, per riscoprirla invece nuovamente in quest’ultimo sopralluogo. «Tema che, parlando di confini – dice Fedriga – evidenzia anche l’incontro tra due culture, quella del nord e quella del sud, che non è detto che si incontrino». Sta di fatto che raccontare il territorio regionale attraverso le grandi voci della letteratura, è l’obiettivo del Premio: «Ancora una volta la cultura è tramite di promozione e sviluppo – ha sottolineato Agrusti – in particolare Trieste è al centro dei nostri interessi e il prossimo anno sarà protagonista straordinaria di una delle nostre iniziative».

Delle infinite possibilità della città e dei suoi confini reali e ideali, ha parlato anche l’assessore Mario Anzil: «La proposta culturale in futuro deve essere fortemente caratterizzate dalle frontiere, non solo geografiche», ha sottolineato. Nel frattempo “Ritorni” – per voce della sua autrice attraverso un video – sceglie di raccontare una Trieste singolare: «Uno dei paradossi con cui mi sono scontrata nell’accettare questa sfida – ha detto – è che Trieste è talmente piena di storie, dalla Risiera di San Sabba alla morte di Winckelmann, che non avrei saputo da dove iniziare. Quindi ho deciso di narrare il mio strano rapporto con questo luogo che per ben due volte mi ha chiamata per essere raccontato, nonostante la mia resistenza». L’autrice infatti, che ha trascorso due giornate in città lo scorso inverno, si è ispirata a molteplici spunti narrativi, sia storici che moderni, colpita dalla bellezza architettonica e da alcune sue bizzarre espressioni artistiche, come “La pietà” della Cattedrale di San Giusto: «Completamente diversa dalla sensualità che esprimono le altre prove di questo genere. Penso comunque che nelle città sia anche importante perdersi, darsi un obiettivo e mancarlo, per trovare quello che ci sorprende, che non ci saremmo mai aspettati».

Riproduzione riservata © Il Piccolo