“Mia madre” di Moretti un viaggio nel dolore intimo e senza proclami

Disponibile dal 1° ottobre in dvd, "Mia madre", omaggio del regista Nanni Moretti alla madre Agata Apicella, scomparsa nel 2010, ma - sotto questo primo livello di lettura - un film dal respiro molto...
Shots from "Mia Madre"
Shots from "Mia Madre"

Disponibile dal 1° ottobre in dvd, "Mia madre", omaggio del regista Nanni Moretti alla madre Agata Apicella, scomparsa nel 2010, ma - sotto questo primo livello di lettura - un film dal respiro molto più ampio e universale in cui si affronta sì il tema del lutto, come già accadeva ne "La stanza del figlio", ma soprattutto si riflette sul senso di smarrimento dell'uomo di fronte ai fatti della vita, messo sempre più all'angolo dall'assenza di riferimenti.

Un film intimo e personale, ma senza proclami, anche politico, simile per tematica e approccio a "Habemus Papam", dove Michel Piccoli interpretava un Papa assalito dai dubbi e dall'angoscia, intento a cercare uno sguardo nuovo per guardare al mondo. Un discorso, quello del disorientamento di fronte a una realtà divenuta distante e troppo difficile da elaborare, riconoscibile in un registro più surreale già ai tempi de "La messa è finita" e di "Palombella rossa". Le intemperanze di un tempo sono però contenute. Non siamo di fronte al "solito" Moretti nonostante alcuni "topoi" del suo cinema lo rendano subito riconoscibile (la scena del ballo sul set, la canzone cantata a squarciagola in automobile e l'immancabile Cohen). Stavolta l'autore preferisce starsene in disparte, "accanto", delegando il ruolo di protagonista all'ottima Margherita Buy, alter ego del regista di cui eredita insicurezze e nevrosi. Nanni è il fratello ingegnere, Margherita è una regista impegnata sul set di un film "non morettiano" sul lavoro. Insieme accudiscono l'anziana madre, come la vera signora Apicella docente di lettere in pensione, dividendosi tra ospedale, lavoro e vita di ogni giorno, preparandosi, per quanto possibile, al distacco. Moretti mette in scena un autodafè "senza retorica", alternando al dramma l'ironia che aiuta ad affrontare piccole e grandi avversità: separazioni, i capricci di un attore americano, la figlia adolescente che va male in latino.

"Mia madre" racconta con delicatezza e pudore. Diverte, commuove, interroga. Dopo "Habemus Papam", il regista romano conferma di aver raggiunto la sua piena maturità.

Beatrice Fiorentino

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