Miriam Prandi con violoncello e piano esegue gli “amici” Haydn e Mozart

Non capita spesso di poter sentire, nella stessa occasione, un musicista esibirsi su due strumenti differenti. A Miriam Prandi, trentunenne di Mantova ormai residente in Svizzera, non manca però una vena poliedrica e domani, al Comunale di Monfalcone, alle 20.45, ne fornirà una prova. Infatti, sarà solista del Concerto per pianoforte n. 27 di Mozart e del Concerto per violoncello n. 1 di Haydn. Nell’appuntamento, che ha per titolo “Haydn versus Mozart”, sul palco del teatro ci sarà anche l’Orchestra regionale Filarmonia Veneta diretta da Romolo Gessi in un programma che si aprirà con la Sinfonia n. 44 proprio di Franz Joseph Haydn. Sentiamo qualche anticipazione da Miriam Prandi.
Quando nasce l’idea di esibirsi su due strumenti diversi?
«La familiarità con entrambi nasce dalla mia educazione, oltre che dalla mia formazione: mi sono diplomata a 16 anni in violoncello e pianoforte al Conservatorio della mia città. Quindi, l’impiego del mio tempo è sempre stato suddiviso tra i due strumenti. Al pubblico, inoltre, piace un artista che si esibisce in una doppia veste, rapportandosi poi con compositori molto amati come Haydn e Mozart. Il mio, comunque, vuol essere un progetto di carattere culturale, non certo uno sfoggio di virtuosismo o di narcisismo. Mi presento alla platea da musicista e, in particolare, da violoncellista che interpreta un Concerto per piano di Mozart con la sensibilità di una strumentista ad arco».
In altre parole, si sente più una violoncellista che una pianista?
«Sicuramente, anche se il punto di vista di uno strumentista ad arco può diventare riduttivo nell’analisi di una partitura se paragonato all’approccio che può avere un pianista: mi viene alla mente il Concerto per violoncello di Dvorák, connotato da un’impronta cameristica che la conoscenza di uno strumento polifonico permette di approfondire meglio, fornendone una visione più ampia».
L’evento di Monfalcone ha per titolo “Haydn versus Mozart”. Lei, tra i due compositori, quale sceglie?
«Nel programma, i due autori costituiscono un binomio inscindibile: è come se fossero due amici che si completano reciprocamente. Il Concerto di Mozart possiede una cantabilità che lo può far paragonare alla tradizione operistica. Il Concerto di Haydn, invece, ha reminiscenze barocche, essendo caratterizzato da una marcata brillantezza, pur il secondo movimento essendo più lirico. Per il resto, è impossibile esprimere una preferenza per Haydn piuttosto che per Mozart: entrambi vantano un repertorio sinfonico e operistico meraviglioso».
Di Haydn si conoscono con certezza due Concerti per violoncello, Mozart ne ha scritti molti per pianoforte: perché ha scelto proprio l’ultimo?
«Perché è quello che ho eseguito per la prima volta quando mi sono proposta nella doppia veste di violoncellista e pianista. E poi possiede una vena lirica che adoro, oltre a quella falsa ingenuità dell’ultimo tempo che può accostarsi al Beethoven giovanile. Infine, pur avendo suonato anche altri Concerti per piano di Mozart, il n. 27 funziona benissimo in rapporto a ciò che, a Monfalcone, eseguirò di Haydn». —
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