Mittelmoda special edition 2025, a Gorizia il talento incontra il design
Sul palco del Verdi i finalisti del contest Mittelmoda nell’edizione dedicata alla Capitale della cultura. La direzione? Il futuro

Prove generali di futuro al Verdi di Gorizia: sul palco del teatro sfila la moda che verrà. A darle forma i giovani stilisti e designer di oggi e di domani, protagonisti del contest internazionale Mittelmoda special edition Go!2025.
Ogni Paese ha il proprio genius loci, quella forza identitaria che apre sulla passerella un viaggio verso nuove visioni di stile. Così, la moda è capace di creare ponti tra culture differenti, diventando un linguaggio universale. Un tema imprescindibile nell’anno della Capitale europea della Cultura, a testimonianza di come per le nuove generazioni l’espressione creativa non conosca confini.

Il défilé si apre in modo evocativo: due abiti eleganti che scivolano sulla passerella e richiamano rispettivamente lo scorrere delle acque dell’Isonzo nelle sue trasparenze e profondità, e i riflessi paglierini della luce che danza sulla superficie del fiume, animandola. Questa suggestione ha dato in via alla sfilata dei 28 studenti, provenienti dagli istituti superiori regionali, finalisti del Mittelmoda District 2025.
Così, il guardaroba si adatta alle esigenze contemporanee, attingendo a illustri esempi del passato: la camicia bianca, capo trasversale che attraversa età e classi sociali, richiama l’estro di Gianfranco Ferré nell’outfit ideato da Amélie Kriscjak. La silhouette classica lascia spazio a nuove vestibilità nella creazione di Noemi Mosca, dove forme irregolari emergono in abiti voluminosi, ma sagomati nei punti giusti, ispirati alla creatività di Rei Kawakubo, stilista del brand Comme des Garçons.

E ancora: la pittura come riferimento nell’abito di Sofia Buonocore, che usa il tessuto come una tavolozza sulla quale colori sgargianti danzano intorno a forme sinuose, richiamando la celebre “Danza” di Henri Matisse.
Ma anche le calzature non sono immuni al cambiamento, e questa volta l’impulso arriva dal mondo del cinema, come negli stivali ideati da Samantha Colautti, che rimandano a quelli indossati da Anne Hathaway nell’iconico film “Il Diavolo veste Prada”.
Dopo una partenza soft, scandita dalle note del piano, la passerella prende nuova vita con sonorità ritmate ed energiche, che accompagnano le collezioni dei 12 stilisti internazionali finalisti dell’International Lab of Mittelmoda. Si fanno avanti silhouette decise che celebrano una femminilità forte, autonoma, consapevole di sé. Linee scolpite e denim intarsiato incontrano trasparenze d’organza e pizzi neri, restituendo alle donne una presenza scenica potente e magnetica.

L’incontro tra due mondi prende vita negli abiti della vincitrice del Premio Mittelmoda Special edition Go!2025 Ása Briet Brattaberg, con le tecniche della manifattura artigianale islandese e la modernità portata dai soldati americani nell’isola durante la Seconda guerra mondiale. Questo è il moodboard della collezione che racconta la storia di un militare Usa che, abbandonando l’Islanda, lascia alla donna amata la propria giacca.
Col tempo, l’indumento si deteriora, ma punto dopo punto viene riparato, diventando simbolo di resilienza e della persistenza dell’amore. «I capi sono contraddistinti da filati in lana naturale e viscosa lucida, in contrasto con cappotti e giacche in stile militare», descrive Brattaberg.
E poi, è come immergersi in un quadro con la collezione di Gabriele Conti, che attinge a diversi riferimenti. «Stili ed epoche completamente diverse – spiega –, mi hanno permesso di dare vita a una crasi estetica». Questo concetto si declina al meglio nei suoi tre capi di haute couture: un abito balloon in duchesse di seta nera dalla forma rigida, di ispirazione anni ’60, impreziosito da un ramage di fiori metallici; un leggerissimo caftano di chiffon che richiama le pennellate di Pizzi Cannella; un vestito strutturato in organza plissettata che strizza l’occhio a Lanvin.
Protagoniste anche le collezioni maschili, dove funzionalità e personalità fanno da legante, come nel cappotto avanguardistico oversize dello stilista Haruki Tanaka, che concretizza la dicotomia tra dolore personale e rinascita accostando inserti floreali ad aghi sottili e lucenti, simbolo di fragilità. Così, le collezioni tracciano una linea che non è un confine, ma un invito a superare i limiti del convenzionale.
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