Montieri accende i “Barlumi di storia”

È nato a Giugliano Gianni Montieri, ma vive da molti anni a Milano dove conduce un’intensa attività poetica. Ha pubblicato le raccolte “Avremo cura” (2014), “Futuro semplice” e molti suoi scritti...

È nato a Giugliano Gianni Montieri, ma vive da molti anni a Milano dove conduce un’intensa attività poetica. Ha pubblicato le raccolte “Avremo cura” (2014), “Futuro semplice” e molti suoi scritti sono inseriti nei principali siti letterari. Dotato di un realismo frontale, la sua poesia si divide sempre tra matericità e sospensione. Attivo operatore culturale, è redattore di varie riviste oltre che essere uno dei curatori del “Festival dei matti” di Venezia. Il suo consiglio va a uno dei maestri della poesia italiana, tra i più grandi autori del secondo Novecento: «Il libro che rileggo più spesso, è “Barlumi di storia” (Mondadori) di Giovanni Raboni; è per me una sorta di richiamo. Un testo in cui mi è capitato di trovare qualche risposta, cosa che avviene di rado. È di certo il compimento dell’opera del poeta milanese, ed è il suo momento di scrittura più alto. La storia personale è, verso dopo verso, intrecciata a quella del tempo, degli altri, dei vivi e dei morti. Raboni ci prende per mano e ci dice tutto, dalla seconda guerra mondiale a tutto quello che verrà dopo, anche dopo di lui, e quindi di noi; la consapevolezza vince sui sensi di colpa con cui ha sempre combattuto. Milano con i suoi tram è il motore della storia, è panorama degli eventi. Piazza Fontana diventa: “più che una piazza vera e propria / è il rimpianto o il rimorso d’una piazza”, come dire tutto su una strage senza nominarla. Soprattutto è la memoria a governare i versi, e a farci vedere con chiarezza quello che è, quello che sarà. La morte, da non temere, e l’amore, da non fuggire, sono i temi di Raboni, e quindi è la vita ciò che racconta, fino a superarla».

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