Mostri e animali leggendari in regione si va a caccia di Sgorbabò e Lintver

Oggi il lavoro di Francesco Boer e Alessandro Russo viene presentato al Caffè San Marco, con disegni dal vivo

la recensione



Halloween è diventata ormai una festa molto popolare e sentita anche in Italia. A chi pensa che si tratti di un'usanza importata dall'estero bisogna ricordare che da noi è legata alla festa dei morti e che con caratteristiche simili è presente da secoli nelle nostre usanze. Oggi molte tradizioni locali sono state dimenticate o sono cadute in disuso lasciando un buco nell'immaginario popolare: si cerca allora di recuperare la tradizione e nel farlo a volte si prendono usanze di altre culture, vicine e lontane, forse per colmare una lacuna della nostra memoria. Proprio ad Halloween viene presentato “Mostri – Il libro degli animali leggendari d'Italia” (Youcanprint, pp. 116, euro 20), un volume scritto da Francesco Boer e illustrato da Alessandro Russo, proposto oggi alle 17.30 al Caffè San Marco. Appariranno così più di cinquanta creature misteriose provenienti da ogni regione che Alessandro Russo disegnerà dal vivo.

Francesco Boer, autore di Ronchi dei Legionari che vive a Trieste da vent'anni, spiega il suo interesse per gli animali leggendari: «Il mostro è una fiaba vivente, una scintilla dell'immaginazione che abita le nostre stesse terre. I mostri sono il volto dell'ombra che sta oltre il confine della civiltà più razionale: un'oscurità che spaventa e al tempo stesso attrae, proprio come un'antica leggenda».

L'Italia è ricca di animali leggendari incredibili, eppure il grande pubblico non li conosce. «Al cinema - continua Boer - arrivano piuttosto i troll norvegesi, o i draghi dell'estremo oriente, ma i mostri vicino a casa nostra sono limitati tutt'al più a pubblicazioni specialistiche e locali. Alessandro Russo e io vogliamo salvare la memoria di questi spaventosi protagonisti delle fiabe. Non solo per tenere un archivio di vecchi racconti, il nostro libro non vuole essere un museo di carta in cui conservare reperti ormai inerti. Recuperare i mostri della nostra tradizione orale significa infatti riconnettere l'immaginazione ai luoghi in cui viviamo: non più semplicemente un territorio geografico, ma il teatro in cui si intrecciano storie, ricordi e fantasia popolare».

Nel capitolo sul Friuli Venezia Giulia compaiono i mostri che riflettono le preziose diversità culturali della regione. «C'è ad esempio lo Sgorbabò - dice Boer - il terribile uccello predatore che terrorizza i pastori del Carso isontino. Nelle valli del Natisone abita il Lintver: un lucertolone elusivo e colorato, con il volto simile a quello di un gatto. Sulle pendici del monte Canin troviamo poi l'ucelat, un altro grosso uccello che se la prende con i cacciatori di frodo, difendendo passeri e fringuelli dalle mire degli uccellatori. Non poteva mancare un drago: a Forni di Sotto ce n'è uno molto particolare perché la sua pelle è interamente ricoperta di pietre preziose. È sempre sul chi va là, perché l'avidità è più forte della paura, e molti sperano di catturarlo per arricchirsi in fretta. A volte l'essere umano sa essere più mostruoso dei draghi».

Halloween è il giorno adatto per parlare di mostri. «Mio nonno - prosegue Boer - mi raccontava che già quand'era piccolo, negli anni Trenta, c'era l'usanza di intagliare il volto nella zucca e di metterci dentro le candele nella notte prima dei "morti". Halloween quindi non è del tutto una novità importata dall'estero, è piuttosto un nome nuovo per una ricorrenza antica, del tutto radicata nella nostra cultura».

Boer si occupa anche dei simboli legati al pensiero umano. «Proprio adesso - anticipa - sto concludendo "Gloria e caduta d'Ausonia", un racconto fantastico che riflette sulle tensioni dei nostri anni analizzate in chiave simbolica: lo sfruttamento della terra, lo sradicamento delle popolazioni, la burocratizzazione dello stato e l'avidità delle élite. La sfida è cogliere l'aspetto archetipico dell'attualità trasponendola in un linguaggio affine a quello del mito; non per rifuggire dal confronto con la realtà odierna ma per avere un punto di vista esterno da cui poterla osservare più a fondo».



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