Muti: «Tornare alla Scala? Non avrebbe senso»

MILANO. Riccardo Muti non pensa «proprio» a tornare alla Scala, il teatro che ha diretto dal 1986 al 2005 e dove da allora non ha mai rimesso piede.
«Dire “è tornato alla Scala ha fatto il suo concertino e se ne è andato”, che senso ha?» ha spiegato Muti, arrivato ieri a Milano per presentare una serie di lezioni-prove aperte che andranno in onda su Rai5 dal 21 ottobre.
Parlare di una pietra tombale sulla possibilità di un ritoreno è forse esagerato («se dovesse succedere, succederà» ha concesso), però certo non sembra all'ordine del giorno, nonostante il sovrintendente Alexander Pereira stia cercando di convincerlo e sia andato per questo anche a Ravenna a parlargli la scorsa estate.
«Che io torni o non torni alla Scala - ha spiegato - è un fatto secondario, importante è che la Scala mantenga alto il prestigio del suo passato. E questo non riguarda solo la Scala, ma tutti i teatri italiani, soprattutto quelli storici, dove tutti devono sentire la responsabilità di un passato così glorioso cercando di mantenersi sempre a quel livello».
È importante puntare sull'italianità, che non è una forma di provincialismo: «Dobbiamo porre l'attenzione ai talenti del nostro Paese - ha ammonito il maestro -. Spesso abbiamo la tendenza a piegare il ginocchio allo straniero. Forse se mi fossi chiamato von Muti avrei fatto più carriera». Difficile immaginarlo, considerando le orchestre che ha guidato e guida (inclusa la Chicago Symphony Orchestra con cui sta partendo per una tournée americana).
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