Negli Haiku Circolari video e acquerelli di Zakonjšek e Škafar

di GIADA CALIENDO
Azzurro pallido per un cielo-mare, frammenti di rosso delineano papaveri, un delicato ocra avvolge un volo d'uccelli, piccoli acquerelli circolari garbatamente rapiscono l'attenzione dei visitatori della mostra “Haiku Circolari” inaugurata lo scorso settembre alla galleria DoubleRoom (via Canova 9).
La doppia personale di artisti sloveni presenta i lavori della pittrice Joni Zakonjšek e del regista cinematografico Vlado Škafar. Grande armonia e pacatezza trasuda dalle opere, sia quelle pittoriche che quelle video, davanti alle quali si viene serenamente inglobati nel ciclo della vita raccontato da Joni e Vlado. L'esposizione, curata da Mila Lazi„ e Massimo Premuda, in collaborazione con Jaruška Majovski, è legata all’edizione appena conclusasi del festival del cinema I Mille Occhi, che ha insignito Škafar del Premio Anno Uno per il film Mama.
Gli otto video haiku sono tratti proprio dalle suggestioni visive della pellicola, girata lo scorso anno fra la Slovenia e l'Italia. Il film conclude la trilogia incentrata sulla tematica dei rapporti familiari che include Otroci (Bambini, 2008) e O›a (Papà, 2010). Non c'è colonna sonora se non quella propria della natura con il suo scrosciare d'acqua, il rumore del vento, lo scricchiolio dei rami calpestati; non ci sono primi piani di volti ma esclusivamente particolari dello scorrere del tempo.
Vlado lavora per sottrazione: elimina le sovrastrutture di cui siamo colmi e restituisce al fruitore l'immagine della ciclicità, della profondità dell'essenza. La ripresa di una sbiadita carta da parati si allarga sempre più fino a giungere alla fonte della luce che viene da destra: una finestra. Quell'elemento non è un'apertura verso l'esterno, è invece uno zoom all'interno, si è portati all'esplorazione della stanza, di quel luogo che ha un sapore antico di vecchi ricordi, di reminiscenze, di polveroso ma accogliente archetipo. Non c'è sceneggiatura né copione, non ci sono indicazioni registiche ma c'è poesia. L'inquadratura di una schiena chiara ricoperta di nei lentamente sfuma ed al posto di quelle accattivanti imperfezioni appaiono soavemente delle coccinelle che per assonanza sono piene di divertenti macchioline nere sul dorso.
I brevi video, in geniale disequilibrio fra cinema e videoarte, sono parte del sodalizio artistico e spirituale con la pittrice Joni Zakonjšek, che porta in mostra una quarantina di delicati acquerelli su carta che dell'haiku conservano l'estrema essenzialità, racchiusa nei classici tre versi, e l'attenzione per una accurata descrizione della natura e degli accadimenti umani direttamente collegati ad essa. Nel 2015 viene pubblicato il loro libro d'artista "Krogi" (Cerchi), un elegante volume scritto in sloveno, giapponese e inglese, in cui ai 40 haiku composti dal regista, corrispondono altrettante opere su carta della pittrice, divise seguendo il ciclo naturale delle stagioni. Una scelta, ben coltivata, di ritorno alla poetica del sé dove il trasferimento estetico dell'opera coincide con uno stile di vita. Il tratto di Joni non è mai violento, seppur incisivo nell'espressività del concetto, non c'è la forza del colore inteso come espressionismo di genere ma è la delicatezza a dettare le leggi della possibilità.
La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19 fino al 28 ottobre. Venerdì 28 ottobre, la data del finissage a cui parteciperanno gli artisti Joni Zakonjšek e Vlado Škafar, vi sarà, inoltre, un incontro durante il quale Mitsugu Harada dell'associazione italo-giapponese Yo Ju darà lettura degli Haiku.
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