Nel bosco misterioso le ossa di una bambina rimasta senza identità

la recensione
Non era stata solo una mano fortunata. Per molti scrittori esordienti che hanno conosciuto subito il successo, spesso il secondo libro si rivela una strada in salita tutta bianca. Questo significa più aspettative dei lettori e più pressioni dall’editore. Camilla Grebe, dopo il felice debutto con “La sconosciuta”, ha trasformato la salita in discesa. “Animali nel buio” (Einaudi, pagg. 422, euro 19,50) è ancora più godibile del precedente e va segnalato come uno dei migliori thriller dell’anno. È vero che giallo Svezia ci ha abituati bene da tempo, ma questo romanzo ha una marcia in più.
Camilla Grebe non si è accontentata di alzare la suspence per tenere inchiodato il lettore fino all’ultima pagina, si è anche addentrata in una selva oscura affrontando uno dei tempi politico-sociali più caldi di questi ultimi anni, quello dell’accoglienza degli immigrati. Una comunità chiusa come quella di uno sperduto paesino come Ormberg, dove chi può scappa via, fa fatica ad accettare la loro presenza. Malgrado siano sistemati in una struttura decentrata. La gente del posto è ostile, diffidente, rassegnata e chi non è rassegnato vuole mettere gli immigrati in cattiva luce. Non c’è alcuna possibilità di integrazione. Un problema che in qualche modo s’incrocia con la storia di crimini e segreti in cui è invischiato mezzo paese. Grebe è riuscita a creare la giusta tensione narrativa e un’atmosfera così cupa da provocare inquietudine. E del resto è proprio quello che si chiede a un buon giallo.
Nel bosco, appena fuori del paese, in una località chiamata roset, la gente dice di sentire spesso dei lamenti. Solo suggestioni? Ma proprio in quel luogo sinistro un gruppo di ragazzi scopre le ossa di una bambina che rimane senza identità. Otto anni dopo il caso viene riaperto, la polizia finalmente è decisa ad andare fino in fondo. All’epoca le indagini erano state superficiali, ora gli investigatori si avvalgono di veri specialisti come Peter Lindgren e la criminologa Hanne Lagerlind-Schon la cui intesa va oltre il lavoro. Jake, un disorientato ragazzino di Ormberg che ha perso da poco la madre e vive con il padre alcolizzato e con la sorella, una sera vede uscire dalla boscaglia una donna molto spaventata e in stato confusionale. È la criminologa, ma non ricorda nulla. Nemmeno che fine ha fatto il suo compagno e collega Peter che era con lei. È traumatizzata, ma la mente da tempo la sta abbandonando, ha tanti buchi neri. Si annotava tutto su un diario che viene recuperato dal ragazzo. Una miniera di informazioni. Nella squadra che lavora sul vecchio delitto, c’è anche Malin. Era lei, da ragazzina, che aveva scoperto il piccolo cadavere. Ha tentato di lasciarsi alle spalle quella brutta storia cambiando in città. Ma le indagini la riportano in un passato (che avrebbe volentieri evitato) e nella sua cittadina natale dove assieme a Jake cerca di venire a capo di una vicenda da incubo che sembra ripresentarsi con tutto il suo carico di orrore soprattutto quando al roset viene rinvenuto il corpo senza vita di una donna che nessuno sembra conoscere. Cosa ci faceva lì otto anni dopo il primo delitto? E che legame c’è tra le due morti? Due donne uccise, un poliziotto sparito nel nulla ma che si teme sia stata ammazzato, una criminologa che non ricorda più nulla in un paesino dove più o meno tutti si comportano in maniera strana. Gli investigatori non sanno proprio dove sbattere la testa, non resta che rimettere l’orologio indietro di otto anni.
Il punto di partenza potrebbe essere proprio il centro per gli immigrati dove lavorava il padre vedovo di Jake, anche se lui nega di aver frequentato quel posto. È l’indiziato ideale, lo hanno anche visto con l’auto ai margini del bosco dove è stata trovata morta la donna. Ma basterebbe leggere e interpretare gli scritti della criminologa, in mano al ragazzo, per capirne di più. In una struttura narrativa così intricata, la Grebe non perde mai la bussola. Anzi, si diverte a stordire e a depistare il lettore accompagnandolo a un epilogo inaspettato che investirà più persone. Non c’è il rischio di annoiarsi. —
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