Nel Cristo del Correggio c’è il dolore dell’umanità

di FRANCA MARRI
Un Cristo coronato di spine dal volto assolutamente umano, forse anche troppo umano per la profondità dello sguardo e l'espressione sofferta che riassumono il dolore di tutta l'umanità, e del mondo intero: è stato dipinto nella prima metà del Cinquecento su una piccola tavola, oggi di proprietà del J. Paul Getty Museum di Los Angeles, da Antonio Allegri detto il Correggio; è una delle opere più interessanti attualmente esposte alle Scuderie del Quirinale di Roma nell'ambito della mostra "Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento".
Curata da David Ekserdjian, docente di storia dell'arte alla Leicester University, la rassegna propone una significativa selezione di dipinti dei due protagonisti della Scuola di Parma prestati da musei di tutto il mondo, accanto a numerosi disegni e alcuni oli di altri artisti parmensi meno noti ma non per questo meno interessanti.
L'intento è quello di gettare nuova luce su un centro del Rinascimento alternativo rispetto a Roma e Firenze, cui forse non si pensa immediatamente quando si considera la pittura del Cinquecento, che tuttavia ha avuto importanti contatti con la cultura figurativa centroitaliana e soprattutto ha prodotto opere magnificamente originali con notevoli influenze sull'arte successiva.
Di Antonio da Correggio (1489-1534), «pittore singularissimo - come lo definiva il Vasari - di eccellente e bellissimo ingegno dotato», che a Parma ha vissuto la maggior parte della sua vita, affrescando tra l'altro la cupola di San Giovanni, oltre alla tavola già citata, si possono ammirare "Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne", ambientata in una nera notte illuminata da una torcia che esalta la bellezza delicata dell'eroina biblica di contro alla rozzezza quasi caricaturale dell'ancella africana; il "Martirio dei santi Placido, Flavia, Eutichio e Vittorino" con il volto estatico dei martiri colti in pose quasi danzanti e l'impassibilità dei loro aguzzini; il "Ritratto di dama" caratterizzato dall'abito ricco ed elegante dell'ignota effigiata e dal paesaggio vagamente leonardesco dello sfondo; il "Noli me tangere" del Prado dall'atmosfera misticamente sospesa; la "Danae" della Galleria Borghese, carica di sensualità.
Di Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1503-1540), «dotato di tutte quelle parti che a un eccellente pittore sono richieste», autore dei celebri affreschi della "stufetta" di Diana e Atteone nella Rocca Sanvitale a Fontanellato, attivo anche a Roma e Bologna, sono esposte le due monumentali ante d'organo per Santa Maria della Steccata di Parma con le figure di David e Santa Cecilia realizzate dall'artista forse non ancora ventenne. A seguire l'imponente "San Rocco" con la veste dorata nella luce del crepuscolo, dipinto per la Basilica di San Petronio a Bologna, la "Conversione di Saulo" del Kunsthistorisches Museum di Vienna, con i suoi ricercati virtuosismi manieristi, la "Madonna di San Zaccaria" degli Uffizi dalla pittura estremamente fluida, raffinatamente espressiva. Tra i ritratti non potevano mancare la celebre "Schiava turca" dallo sguardo malizioso, diretto verso lo spettatore, della Galleria Nazionale di Parma, e la delicata, sofisticata, inquieta "Antea", del Museo di Capodimonte.
Per quanto riguarda quindi i disegni, essi svelano i diversi caratteri e il diverso approccio all'atto creativo dei due artisti: funzionali alla messa a punto dell'opera quelli del Correggio, terreno di continua ricerca e sperimentazione quelli del Parmigianino.
Il catalogo della mostra "Correggio e Parmigianino. Arte a Parma nel Cinquecento", allestita alle Scuderie del Quirinale di Roma sino al 26 giugno, per la cura di David Ekserdjian, è edito da Silvana Editoriale (pagg. 296, 150 illustrazioni a colori, euro 34).
Il volume offre ai lettori un ampio e affascinante panorama su quella straordinaria stagione artistica che si sviluppò a Parma nella prima metà del Cinquecento, grazie al talento di Antonio Allegri detto "Correggio" (1489-1534) e Francesco Mazzola detto "Parmigianino" (1503-1540). Comprende i saggi di David P.M.Ekserdjian, Matteo Lafranconi, Mary Vaccaro, Elisabetta Fadda, Maddalena Spagnolo.
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