Nel “Presnitz” di Leandro Lucchetti gli ingredienti dell’umanità più varia

Paolo Marcolin



Per niente facili da scrivere, quasi impossibili da riassumere, i racconti sono un genere da non sottovalutare. Per condensare una storia senza farne il riassunto ci vuole la forza della freccia che scocca e raggiunge il centro. Meglio, l’equilibrio della schiuma vaporosa che corona il cappuccino; solo così il buon racconto offre al lettore un gusto pieno e rotondo. Si parla di profumi e sapori visto che il nome di un prelibato dolce triestino dà il titolo alla raccolta di racconti di Leandro Lucchetti ‘Presnitz’ (Edizioni Helicon, pagg. 342, 16 euro), che verrà presentato il 23 giugno alle 18 al Caffè San Marco). Nel risvolto di copertina si legge che “lo scrittore è come uno chef che deve amalgamare una serie di ingredienti diversi, che nel presnitz sono in disarmonia solo apparente tra loro, ma si fondono alla fine in un gusto particolare, unico e senza eguali”.

Quali sono allora gli ingredienti di questi racconti? Il coraggio con cui la partigiana Mara resiste alle torture dei suoi aguzzini, tanto da indurre lo spietato ufficiale nazista a provare verso di lei un sentimento che gli fa vedere la donna come una persona e non più come una nemica, anche se questa scoperta provocherà un esito sconvolgente.

Il desiderio di giustizia che anima un altro ex partigiano, tornato dal Sudamerica alla fine di una lunga odissea per saldare i conti con un ex compagno che ha tradito gli ideali. Ancora: il mistero che aleggia attorno a una giovane clochard vagabonda tra le Rive e Cavana, dove attira l’attenzione di un cameraman che finisce a letto con lei, per poi scoprire che sotto le cicatrici e la pistola che la senzatetto porta con sé si nasconde un passato inaspettato. E poi il fantastico di un incontro notturno in Sacchetta tra l’Olandese volante e Dracula, versione vampiro 2.0 che vive in un appartamento sulle Rive e si nutre di sangue conservato in sacche e riposto in freezer. Il grottesco della proposta indecente che riceve Glauco, che ha trovato nel Giardino pubblico di via Giulia una scatola piena di soldi e se n’è appropriato, salvo poi venire a conoscenza che apparteneva a un individuo poco raccomandabile, che per saldare i conti gli chiede in cambio un pomeriggio con sua moglie.

Il triestino Leandro Lucchetti, una carriera di sceneggiatore e regista, da alcuni anni si cimenta nella scrittura. In “Presnitz” ritornano alcuni temi che hanno segnato le sue opere precedenti, come l’attenzione alla storia del Novecento di queste terre, la Seconda guerra mondiale e la Resistenza, o le esperienze raccolte nella sua professione di documentarista, che lo ha condotto per anni in giro intorno al mondo e cui si deve quello che è forse il migliore dei racconti di Presnitz. Nel diario di un viaggio su un battello lungo gli oltre duemila chilometri del fiume Jenisej, Lucchetti unisce la descrizione dei cieli e dei paesaggi siberiani, delle città e dei popoli incontrati durante le soste, al drammatico incontro tra il protagonista, un italiano in vacanza, e una coppia di russi, lui ricco, volgare e violento, lei bella, diafana e infelice. C’è infine un ingrediente che non manca in questi racconti: il sesso, che come il generoso cucchiaio di rum versato nell’impasto del presnitz, dà la necessaria temperatura alcolica per scaldare le vene di ogni umana avventura. —



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