Nella Grecia squattrinata gli “idioti nazionali” fanno strage di innocenti

Nel nuovo thriller “Il tempo dell’ipocrisia” Petros Markaris racconta la rabbia delle persone della porta accanto  

la recensione



C’era una volta la classe media. Quella che riusciva a comprarsi la casa con giardino con un mutuo ventennale. Quella che con qualche sacrificio si ritagliava due settimana di vacanze in agosto. Quella che comprava l’auto di media cilindrata a rate. Quella che una volta la settimana andava a mangiare al ristorante o quantomeno in pizzeria. Gli impetuosi venti della crisi, in Grecia l’hanno quasi spazzata via. Non ci sono più enormi file davanti ai bancomat, tuttavia migliaia di persone, con una famiglia da mantenere, hanno perso il lavoro in quell’età di mezzo, verso i cinquant’anni, in cui è difficilissimo riciclarsi e ora devono fare i salti mortali per arrivare a fine mese. Un’indigenza che innesca disperazione e rabbia. Gli ultimi noir di Petros Markaris - e neanche questo sfugge a questa regola – sono diventati anche un efficace veicolo per affrontare temi socio-economici di un Paese, il suo, che stenta a trovare un suo equilibrio, perennemente in bilico malgrado l’ombrello protettivo dell’Unione Europea.

Nello scoppiettante “Il tempo dell’ipocrisia” (La nave di Teseo, pagg.353, Euro 18,00) gli assassini non sembrano poi molto meno colpevoli delle loro vittime. E questo non può non far riflettere ma è proprio quello che voleva l’autore. Un libro scoppiettante perché, come il defunto maestro Andrea Camilleri, il romanziere greco si muove dentro schemi narrativi ormai collaudati e ben oliati mettendo in moto tutto un circo di personaggi che c’entrano poco o nulla con le indagini ma a cui il lettore si è ormai affezionato e che arricchisce il racconto soprattuto sotto il profilo umano. Le vicende familiari del commissario Kostas Charitos potrebbero essere “commestibili” per una telenovela, ma alla fine ben si amalgamano anche con le storie intrise di sangue di Markaris. L’accoppiamento funziona. La forza dei suoi romanzi è data proprio da questa studiata alternanza tra la normale quotidianità e i crimini più efferati. Un gioco che riesce molto bene anche ai giallisti scandinavi. Il lettore può immedesimarsi in personaggi del tutto normali alle prese con i piccoli problemi di ogni giorno. Ne “Il tempo dell’ipocrisia”, il commissario e sua moglie Adriana sono al settimo cielo per la nascita del loro primo nipote a cui la figlia Caterina e il suo compagno Fanis hanno dato il nome di Lambros, che è un amico di famiglia, suscitando le ire del nonno paterno il quale sperava prendesse il suo nome come vuole la tradizione ellenica. C’è tutto un fervore familiare e in grandi cene la signora Adriana sfoggia le sue qualità di cuoca. Sono tutti in adorazione dell’ultimo nato, compresi gli onnipresenti amici Uli e Mania.

Charitos però non può godersi in santa pace questo bellissimo momento. La polizia viene messa sotto pressione da una serie di delitti, e gli investigatori fanno fatica a trovare il bandolo della matassa. Un noto imprenditore alberghiero viene fatto saltare in aria all’interno della sua macchina. Sembra pulito, un uomo apparentemente senza macchia, anche un filantropo che ha creato una Fondazione per far studiare i ragazzi. Neanche il tempo di riemergere dal magma della prima inchiesta che muore un dirigente del Ministero dell’Economia assieme a due membri della Commissione Europea. I delitti sono rivendicati da un fantomatico gruppo che si firma “L’armata degli idioti nazionali”. Veri terroristi o solo dei folli? Accusano le vittime di essere stati dei grandi ipocriti. Per Charitos, fresco di promozione (prenderà possesso dell’ufficio del suo ex capo Ghikas), è un vero incubo, è come cercare un ago nel pagliaio. Chi possono essere questi “idioti nazionali”? Dove pescarli, specie se sono dei dilettanti del crimine? Pochissimi gli indizi e tantissime le pressioni da parte dei vertici della polizia e dei ministri della Giustizia e dell’Economia. Sono finiti nel mirino di Bruxelles che chiede spiegazioni per la morte dei suoi due funzionari. Una quinta persona viene uccisa per sbaglio quando gli “idioti” fanno saltare in aria l’auto di una dirigente bancaria ma dentro c’era solo il povero posteggiatore. Sarà questo passo falso a mettere in crisi gli assassini. Persone della porta accanto ma armate da una grande rabbia. Nel nuovo romanzo di Markaris c’è tutto, ha grande talento: sangue, economia e storie familiari. Tralasciamo il quarto elemento, rivelerebbe il movente degli assassini. —



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