Nelle menti di sei figli del diavolo chiusi in un castello in Cecoslovacchia
Paolo Marcolin
Giurano che Cara Hunter sia il nuovo talento della narrativa crime britannica: autrice di bestseller, vive a Oxford dove ambienta i suoi thriller che hanno per protagonista l'ispettore Adam Fawley, un uomo la cui vita è da tempo distrutta a causa della perdita del figlio. In 'Dentro il buio' (Piemme, 390 pagg., 18,50 euro) Fawley viene chiamato dai proprietari di una casa che durante i lavori di ristrutturazione hanno fatto una scoperta sconvolgente. Dal loro seminterrato un buco connette la casa a quella del vicino e mostra una donna in pessime condizioni, malnutrita e disidratata, con il suo bambino piccolo. Il vicino e proprietario di quella casa è William Harper, un anziano professore universitario che sembra essere affetto da Alzheimer. Cosa è successo? Scoprire l'identità della donna e del bambino e interrogare tutti gli interessati alla vicenda non sembra portare molto lontano. Punto forte di questo thriller ipnotico, che rende più fitta la rete degli indizi da analizzare, è la presenza nella narrazione non solo degli interrogatori, ma anche di colloqui telefonici, articoli di giornale, mail e altri commenti sui social media.
"La gente ha sempre bisogno di eroi, è per questo che crea mostri", scrive Paola Barbato in 'Vengo a prenderti' (Piemme, 463 pagg., 18,50 euro) e la frase potrebbe essere la chiave per capire come nasce il 'cattivo' di questa scrittrice milanese. Siamo al terzo capitolo della trilogia iniziata con 'Io so chi sei' e proseguita con 'Zoo', storie parallele e autonome che si intrecciano per arrivare a un unico finale e che sono raccontate dal punto di vista del protagonista negativo, uno che pensava di fare del bene, di migliorare l'umanità e che invece ha solo portato morte e distruzione. A dargli la caccia è l'agente di polizia Francesco Caparzo, che compare in tutta la trilogia. In 'Vengo a prenderti' lo ritroviamo dopo il colpo di pistola che alla fine di 'Zoo' sembrava risolvere tutto, il colpevole ucciso, le vittime salve. Ma tra le vittime si nasconde un complice, forse addirittura la mente che ha organizzato tutto, che dall'ambulanza riesce a scappare, dileguandosi. La caccia all'uomo ha inizio.
Lo scrittore scozzese Craig Russell ama ambientare le sue opere nella Mitteleuropa. Con “Il segreto del male” (Piemme, 471 pagg., 18,90 euro) siamo in Cecoslovacchia a metà degli anni ‘30. Il giovane ma già affermato psichiatra Viktor Kosarek giunge a Hrad Orlu, sinistro castello medievale, arroccato in cima ad un monte, dove ha sede il manicomio criminale ammantato da una temibile fama: vi sono rinchiusi i “Sei Figli del Diavolo”, i serial killer più feroci del centro Europa, tra di essi spicca per crudeltà Vojtech Skalá, noto con il soprannome de “Il Demone”. Kosarek accetta come una sfida l’impegno di analizzare le menti sconvolte e maniacali dei sei ossessi, cullando anche l’ambizione di poterli, se non guarire, almeno ricondurli ad un barlume di razionalità e socialità. Ma la sfida si rivelerà quanto mai ardua, perché forse all’origine dell’alienazione di questi particolarissimi pazienti non c’è solo la malattia mentale, ma qualcosa di altro, di diverso e di oscuro, un influsso che viene dai vortici infernali.
Nulla è scontato quando si parla di donne, amicizia e omicidio. In 'Donne carine e pericolose' di Gina LaManna (Piemme, pagg. 336, euro 19,90), scrittrice americana laureata in matematica ma che a trent'anni ha già al suo attivo diversi bestseller di mystery, quattro amiche, Ginger, Kate, Emily e Lulu, si accusano di aver ucciso un uomo durante un matrimonio di gran lusso nello scenario della costa californiana. Ognuna si dichiara colpevole e insiste di aver agito da sola e di aver avuto un ottimo motivo per farlo. Il fulcro della vicenda non gira tanto attorno alla risoluzione dell'omicidio, quanto all'approfondimento e all'esplorazione delle relazioni tra le protagoniste, dei loro drammi e rancori. Ne viene fuori un quadro variegato pieno di bugie e segreti, in cui il concetto di amicizia non è proprio quello inteso tradizionalmente. —
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