Nino Zoncada fece delle navi un salotto per solcare con arte i mari del mondo

il percorso
Sembrano arazzi fiamminghi del ‘500, con motivi di “verzure”, alti più di due metri, lunghi sei, e ricoprono intere pareti della Galleria d’arte contemporanea di Monfalcone. Un unico, altrettanto grande arazzo, su disegno di Giuseppe Capogrossi, con i tipici motivi a “pettine”, di un insolito color rosso rubino, spicca invece in fondo allo spazio espositivo. Realizzati nel 1965 dall’Arazzeria Scassa di Asti per il Salone delle feste di prima classe della turbonave Michelangelo, oggi di proprietà della Galleria d’arte moderna di Roma, le cinque grandi opere sono state prestate per la mostra “Nino Zoncada. Da Monfalcone al mondo” allestita nella galleria della città dei cantieri, per la cura di Giulia Norbedo e Giulio Princic. L’allestimento è stato completato, ma la data di paertura non si conosce ancore e resta condizionata dagli sviluppi dell’emergenza sanitaria.
Era stato l’architetto Nino Zoncada, dopo aver vinto il concorso presieduto dallo storico dell’arte Giulio Carlo Argan che gli assegnava l’incarico di curare gli arredi per le zone pubbliche di prima classe della nave, ad aver avuto l’idea di accostare all’arte astratta contemporanea quella antica fiamminga. Non trovando però arazzi antichi delle misure prestabilite, li fece eseguire all’arazzeria di Asti, su disegno dell’amico Tranquillo Marangoni. In mostra, insieme agli arazzi, ci sono i bozzetti di Marangoni e Zoncada, le foto degli allestimenti e alcuni elementi d’arredo, dopo un percorso volto ad illustrare la carriera e la qualità della progettazione dell’architetto. Nato a Venezia nel 1898, diplomatosi all’Accademia di Belle Arti della stessa città, nel 1926 partecipa alla Biennale esponendo alcune sue xilografie, risultando contemporaneamente tra i funzionari del Cantiere Navale Triestino di Monfalcone. In pochissimi anni diviene dirigente del reparto ebanisteria e falegnameria dello stabilimento e quindi direttore della progettazione e del controllo esecutivo. Negli anni Trenta ha modo di collaborare con gli architetti polacchi Lech Niemojewski e Stanislaw Brukalski, per due motonavi realizzate per la Gdynia Amerika Linje Zeglugowe Polska, e con l’architetto funzionalista svedese Nils Einar Ericksson per l’allestimento interno della Stockholm. Dopo il secondo conflitto mondiale, conosce l’armatore Angelo Costa e decide di trasferirsi a Genova dove apre uno studio come libero professionista, continuando a collaborare con i Cantieri di Monfalcone. Zoncada si relaziona con Gio Ponti, con la ditta Cassina che produrrà le sue poltrone destinate a divenire delle icone del design, con artisti quali Campigli, Sironi, Fiume, Luzzati. Lavora alle grandi costruzioni genovesi come Andrea Doria, Leonardo da Vinci e Michelangelo e a quelle realizzate a Monfalcone, come la Giulio Cesare, l’Ausonia, l’Oceanic. In particolare per la Giulio Cesare, progettata dall’ingegnere triestino Nicolò Costanzi, gli interni della prima classe erano stati ripartiti tra Gio Ponti, Nino Zoncada e Gustavo Pulitzer Finali. Guardando i preziosi, dettagliati bozzetti colorati a pastello su carta lucida esposti in mostra, vengono in mente le parole di Dino Buzzati quando notava come un transatlantico potesse rappresentare “uno dei più perfetti concentrati, per dir così, del nostro Paese, una sintesi delle sue qualità più nobili, una delle più probanti testimonianze della nostra civiltà effettiva”. Concetto avvalorato anche dallo storico dell’arte Giovanni Carlo Federico Villa nel suo testo in catalogo, dove osserva come Nino Zoncada, nella sua visione del progetto dell’imbarcazione come opera d’arte e design unitario, abbia contribuito a un “nuovo Rinascimento”. L’esposizione documenta dunque un capitolo importante della storia del design italiano che a bordo delle navi raggiunge tutto il mondo, ma anche l’evoluzione navalmeccanica, monfalconese e italiana, negli anni di Zoncada. La sezione al piano superiore è specificatamente dedicata al lavoro del reparto ebanisteria e falegnameria del Cantiere di Monfalcone con diverso materiale proveniente dal Consorzio Culturale del Monfalconese: oggetti, documenti, fotografie, videoracconti degli altri protagonisti del cantiere navale, gli operai. —
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