Olga, la lesbica che fa una strage col camion

Anche la Cecoslovacchia ha avuto il suo assassino di massa a bordo di un camion, una ragazza arrabbiata col mondo che nel 1973 ha investito e ucciso otto persone alla fermata dell'autobus. Ce lo racconta il film "Ja, Olga Hepnarova", opera prima dei registi cechi Tomás Weinreb e Petr Kazda, in concorso questa sera al Trieste Film Festival, alle 20 in Sala Tripcovich.
Gli autori, in un perfetto bianco e nero che cristallizza ancora meglio lo spirito dell'epoca, hanno ritratto fedelmente la ventiduenne Olga, una ragazza lesbica, con forti disturbi psicologici, proveniente da una fredda famiglia medio borghese, che da sempre si è ritenuta incompresa e vittima di bullismo. La solitaria, fragile e selvaggia Olga (interpretata dalla bravissima attrice polacca Michalina Olszanska) assomiglia di più agli adolescenti americani che scatenano la loro vendetta nelle scuole piuttosto che ai terroristi dell'Isis che piombano a caso sulla folla.
«La storia di Olga stranamente non era molto conosciuta nel nostro paese», raccontano i registi. «Probabilmente il Partito Comunista ha provato a tenerla un po' nascosta, sui giornali sono usciti solo brevi articoli senza dettagli. Per noi è stata una scoperta scioccante quando, nel 2007, abbiamo visto un documentario su di lei. Così abbiamo cominciato a fare delle ricerche, a intervistare persone che la conoscevano».
Dopo i tragici eventi dei camion sulla folla a Nizza e Berlino, la storia di Olga suona cupamente attuale...
«Sì, oggi è diventata fin troppo contemporanea. È vero che i terroristi, soprattutto i più giovani, all'inizio sono molto soli e che altre persone li sfruttano per i loro propositi. Ma in questo caso è importante ricordare che l'aggressione di Olga non era connessa a motivi religiosi o politici».
Olga ha una psiche disturbata, e sembra piuttosto che la società intera non sia capace di aiutarla...
«Dopo il 1968 e l'occupazione sovietica la società cecoslovacca era molto sotto pressione. La gente si comportava male con gli altri, il periodo della normalizzazione non è stato semplice. Volevamo che nel nostro film tutto questo costituisse un background ma che non fosse direttamente connesso al comunismo. La maggior parte delle persone che hanno vissuto quell'epoca ci ha detto piuttosto che era la società intera ad attraversare un momento difficile».
C'è una connessione tra la rabbia della giovane Olga e quella dei ragazzi che scatenano le stragi nelle scuole?
«Forse il fatto che tutti questi giovani si sono sentiti vittime di bullismo da parte dei compagni e delle persone che li circondano. Di solito sparano per vendetta, pensando di essere trattati in modo ingiusto. Il problema è perché accade questo».
Quale potrebbe essere la risposta?
«Non è facile individuare qualcosa che, migliorato, avrebbe fermato un'azione simile. Sicuramente è meglio quando si ha alle spalle una famiglia più calda e affettuosa. I colloqui con lo psichiatra fanno migliorare Olga, ma sappiamo che questo non evita che ci siano altri assassini come lei. Abbiamo cercato di tenere in equilibrio i due aspetti contrastanti di Olga, la logica e l'irrazionalità: non sarebbe giusto dire che il suo gesto è solo colpa della società ma anche di quello che aveva dentro».
Olga bacia in pubblico senza problemi una ragazza: qual era il clima nei confronti degli omosessuali in quegli anni in Cecoslovacchia?
«Quella scena del film è realmente accaduta, così come la raccontiamo. Olga forse si è sentita ancora più isolata a causa del suo essere lesbica, ma per quell'epoca la Cecoslovacchia era relativamente aperta nei confronti degli omosessuali rispetto ad altri paesi come l'Italia e la Polonia, forse perché non subivamo troppo le pressioni religiose o della Chiesa. O forse l'apertura era solo di facciata».
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