Palladio “archistar” ante litteram in Russia

VENEZIA. “Tre cose in ciascuna fabrica - come dice Vitruvio - deono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato; e queste sono, l'utile o commodità, la perpetuità, e la bellezza..."
Utilità, durata e bellezza: tali dovevano essere le caratteristiche fondamentali della progettazione di un edificio secondo Andrea Palladio. Tre qualità che il celebre architetto padovano fissò perentoriamente nel 1570 con le sue formule per le perfette proporzioni nei "Quattro libri dell'architettura", una sorta di Bibbia dell'arte edificatoria, destinata a lasciare il segno per almeno 5 secoli, dando vita a uno stile autonomo, il palladianesimo, che si diffuse in tutto il mondo: dall'Italia all'Europa, Inghilterra soprattutto, dall'impero ottomano alla Russia, agli Stati Uniti, all'America del Sud, al Medio Oriente, all'Australia.
Si può dire che Palladio fu il primo architetto "global" della storia senza essersi mai mosso dal Veneto. Le sue ville, le sue chiese, i suoi palazzi furono studiati e imitati dai più celebri architetti e le sue teorie applicate e tradotte nelle più diverse culture architettoniche, influenzando anche la pittura e le arti applicate, come avvenne ad esempio in Russia, dove il genio di Palladio attraversò la storia dal Barocco sino al Modernismo. Per questo motivo nell'ambito delle celebrazioni ufficiali dell'Anno del Turismo Italia-Russia 2014 il Museo Correr ospiterà sino al 10 novembre la mostra "Russia Palladiana" organizzata dal Ministero della Cultura della Federazione Russa.
L'esposizione permette per la prima volta di seguire la storia ormai tricentenaria del palladianesimo russo attraverso una ricca esposizione di materiali mai visti prima provenienti da 23 musei e archivi della Russia. «240 opere - spiega Gabriella Belli direttrice del Muve - che testimoniano quanto fu determinante nella edificazione architettonica delle principali città russe, soprattutto di Pietroburgo, la conoscenza del trattato di Palladio pubblicato a Venezia nel 1570 ma tradotto in Russia nel 1699».
La passione dei russi per Palladio coincide con l'epoca di Caterina II, che nel 1779 invitò nel suo paese Charles Cameron e poi Giacomo Quarenghi e sotto il cui regno operò uno dei più grandi architetti russi di tutti i tempi, Nikolaj L'vov. Questi tre fedelissimi "palladiani" con i loro progetti definirono lo stile Neoclassico destinato a dominare l'architettura russa fino agli anni '30 dell'800. Non a caso la Rotonda può considerata il modello architettonico più significativo del Neoclassicismo russo. Dalle piazze ai teatri, dalle chiese alle ville di campagna il classicismo palladiano disegnò il profilo urbanistico della Russia sia zarista che sovietica. «Non dobbiamo dimenticarci - spiega Silvia Burini direttore del Csar di Ca’ Foscari - che la cultura figurativa occidentale fu recepita in Russia solo alla fine del '600, per cui esiste uno sfasamento temporale nella percezione di certe influenze artistiche e architettoniche che ha prodotto nel palladianesimo russo una reinterpretazione o meglio un'appropriazione creativa degli elementi palladiani». Anche in epoca stalinana il palladianesimo architettonico conobbe una nuova importante ondata di interesse con i progetti dell'architetto Ivan Žoltovskij, che oltre a compiere l'ultima traduzione in russo dei Quattro libri dell'architettura ne offrì nei suoi progetti una interpretazione visionaria.
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