Paolo Jannacci “In concerto con Enzo” «È come suonare con mio padre»
Sono passati cinque anni dalla sua scomparsa. Eppure, manca ancora molto. Se qualcuno lo deve ricordare è bene che sia il suo unico figlio, Paolo. “In concerto con Enzo” è il titolo dell’appuntamento in programma stasera, al Verdi di Gorizia, alle 20.45. Enzo è quello di “Vengo anch’io no tu no” e di tanti altri successi: Jannacci, ovvio. Lo spettacolo è organizzato dal Terzo Teatro, per il 28.mo festival “Castello di Gorizia. Premio Macedonio”.
Paolo Jannacci, che cos’è “In concerto con Enzo”?
«Un concerto permanente che nasce dall’ultima scaletta (quella più rodata) fatta con papà e attualizzata in base al mio modo di cantare. Anche gli artisti sono quelli che collaboravano per più di vent’anni con lui e me: Stefano Bagnoli alla batteria, Daniele Moretto, tromba, flicorno, cori, e al basso, invece di Marco Ricci, ci sarà Paola Zadra».
Saranno “solo” successi di suo papà?
« I pezzi sono quelli che più piacevano a lui e ai suoi ascoltatori, ma poi ho inserito brani che tengo a fare, perché mi sono sempre stati cari: per esempio, “Musical”, “Messico e nuvole”. E poi faccio pezzi di Paolo Conte e di Tenco. L’approccio nei confronti di una canzone risente infatti moltissimo del testo: conoscendo un brano da un punto di vista personale, perché hai rapporti con chi l’ha scritto o perché sai il suo significato, lo si può eseguire in un modo più interessante».
Che padre era Enzo Jannacci?
« Era proprio un artista. Viveva artisticamente la vita, per lei aveva rispetto. Ecco perché sapeva raccontarcela in maniera così interessante. Del resto, direi che per me era… un padre. Aveva un modo di volermi bene fuori dal comune, che andava al di là della normale conoscenza: almeno ciò trapelava. Ma, allo stesso tempo, era un padre con i piedi per terra, con le sue esigenze, con un suo modo di porsi che cercava di insegnare. In lui non c'è stato mai niente di negativo nei miei confronti: mi ha sempre appoggiato e io ho sempre cercato di dimostrargli che potevo farcela».
Quali erano i suoi migliori amici?
«Il giornalista Beppe Viola, l’attore e doppiatore Carlo Hintermann, e Giorgio Gaber, con il quale è cresciuto assieme: erano come fratelli. Anche se con Gaber non si sono visti per anni, quando hanno ripreso a frequentarsi era come se fossero passati venti secondi».
C’è un successo di suo padre che secondo lui era sopravvalutato?
«“Veronica”. La odiavamo. È simpatica ma non ci convinceva musicalmente. Per contro, un brano che secondo me non veniva compreso e che io propongo spesso è “Musical”. Non a caso, a Gorizia lo farò». —
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