Paolo Longo: «Concerti sul web? Spesso massacrano gli autori»

Il pianista e compositore preferisce leggere e studiare che esibirsi online Refrattario al mondo virtuale, sta lavorando a un brano per violoncello solo

Patrizia Ferialdi

In tempi di pandemia uno dei primi comparti a venir bloccato dalle disposizioni governative è stato quello teatrale e così il Verdi di Trieste non ha più riaperto i battenti da quando è calato il sipario sull’ultima recita di Boris Godunov a metà febbraio. Paolo Longo, pianista, compositore, direttore d’orchestra nonché direttore musicale di palcoscenico del teatro si dice molto preoccupato di questa situazione mai vista prima e, all’orizzonte, non vede una soluzione rapida e nemmeno facile. «Mi piacerebbe – dice Longo – che questa fosse una parentesi quasi surreale che si chiude così come si è aperta e che la vita riprendesse da dove ci siamo fermati, anche se non credo potrà succedere realmente e in breve tempo».

Nonostante le oggettive preoccupazioni e il clima attuale non certo sereno, il maestro Longo confessa però di aver sopportato bene la quarantena, condivisa con la compagna Adele (D’Aronzo, anche lei pianista e maestro collaboratore al Teatro Verdi) e le due amate gatte Monet e Matisse. «Ho un’indole abbastanza casalinga – rivela Longo – e all’inizio della ‘reclusione’, assolutamente necessaria per contenere la diffusione del virus, mi sono fatto un bel periodo di riposo che ne avevo proprio bisogno e poi ho approfittato per dedicarmi ai libri, perchè sono un grande lettore e amo molto soprattutto la letteratura, la poesia e la filosofia del ’900. Avevo una cinquantina di volumi in arretrato e alcune di queste letture mi servono anche per la composizione, poi mi sono messo un po’ a riordinare le mie carte e ora sono nella fase progettuale di un nuovo brano per violoncello solo che mi è stato commissionato qualche settimana fa da un ottimo violoncellista spagnolo».

Intanto alcune sue nuove composizioni per pianoforte solo compaiono, insieme a quelle di Fabrizio Derossi Re, Umberto Bombardelli, Gilberto Bosco, Stefano Procaccioli, Giuseppe Colardo e Giorgio Colombo Taccani, nel cd intitolato “Dediche” uscito a gennaio per la casa discografica Ema Vinci. «Il titolo del disco non è casuale – spiega Longo - in quanto i brani che contiene sono tutti scritti e dedicati ad Adele D’Aronzo che ne è l’interprete. Si tratta di lavori nuovissimi, molto diversi l’uno dall’altro, che stanno un po’ a fotografare questo momento particolarissimo della musica contemporanea italiana, in cui ci sono tante tendenze estetiche e stilistiche diverse che hanno tutte quante eguale diritto di cittadinanza».

Se lo studio e la lettura sono ingredienti essenziali nella quotidianità di Paolo Longo, per il web la sua è decisamente una voce fuori dal coro: «Già non amo molto i social anzi non li amo per niente e ho un account Fb che uso solo per tenermi in contatto con gli amici lontani ma non partecipo a discussioni». Certamente ben vengano i teatri, le istituzioni culturali o scolastiche che organizzano in modo professionale momenti di incontro virtuale per dare un segno di vita e accendere una luce nel blackout che ha colpito il settore. Ma «questa atmosfera di autopromozione spesso maldestra fatta da sedicenti associazioni concertistiche mai sentite nominare prima, che adesso organizzano concerti in casa con persone che si mettono a massacrare Bach e Beethoven o da singoli che si vogliono mettere in mostra senza averne le capacità, davvero mi deprime e mi irrita anche non poco».

Contattato da diversi conoscenti per fare dei piccoli appuntamenti quotidiani per raccontare la propria musica, Paolo Longo ha gentilmente declinato la richiesta. «Caratterialmente sono molto contrario a queste cose e, sinceramente, non so fare autopromozione neanche quando dovrei». Molto meglio continuare studiare e pensare «di poter ricominciare presto – conclude Longo – magari dirigendo un pezzo che amo molto come Petrouchka di Stravinskij ma anche Les images di Debussy». —



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