Pasolini arruolato tra i precursori di Latouche

Una nuova collana creata dall’economista e filosofo per Jaca Book

Un eroe solitario che non crede nel progresso. Uno scrittore capace di fare il controcanto ai miti e alle illusioni del proprio tempo. Pier Paolo Pasolini è stato l’unico intellettuale italiano del secondo ’900 capace di irridere le “magnifiche sorti e progressive” promesse dal capitalismo, dal consumismo.

E allora, non ci si meraviglia affatto di trovarlo arruolato tra i “Precursori della decrescita”. Una collana pensata dall’economista e filosofo francese Serge Latouche per la casa editrice Jaca Book, che vuole individuare nella storia della cultura mondiale quei personaggi che hanno per primi messo in discussione i princìpi sui quali si basa la deriva capitalistica e consumistica del mondo occidentale.

Così, accanto a Pasolini, nella collana ci sono personaggi del calibro di Lev Tolstoj, Charles Fourier, Tiziano Terzani, Jacques Ellul, Enrico Berlinguer, Cornelius Castoriadis.

A raccontare “Pasolini. L’insensata modernità” (pagg. 63, euro 9) è Piero Bevilacqua, che parte accostando Pasolini all’altro grande eretico della cultura italiana: Giacomo Leopardi. «Superbi critici e derisori delle illusioni trionfalistiche del loro tempo», sono stati, ovviamente, anche molto diversi. Eppure, tutti e due, con una produzione ampia e di alto valore, hanno saputo guardare al mondo in cui sono vissuti con distacco e coerenza. Senza fare sconti, senza lasciarsi sedurre da facili entusiasmi.

Pasolini, dal canto suo, ha trovato nel mondo dell’infanzia, nel suo Friuli degli anni della giovinezza, il microcosmo contadino da cui guardare lo sviluppo dell’Italia nel secondo dopoguerra con sguardo implacabile e limpidissimo. Smascherando una società che correva allegramente verso la catastrofe.

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