Patten, Camilleri, Amelia Rosselli ritratti firmati da Emanuele Trevi

Esce per Ponte alle Grazie “Sogni e favole” dove si intrecciano romanzo autobiografico e divagazione saggistica

È un libro che percorre le strade della grande poesia, che ha la «capacità di passare da un piano all'altro dell'esistenza, dal questo al quello per così dire, dall'aspetto personale e particolare a quello universale della vita», 'Sogni e favole’ di Emanuele Trevi, pubblicato da Ponte alle Grazie (pagg. 218, euro 16,00). Un «libro strano», come è stato definito, dove si intrecciano il romanzo autobiografico e la divagazione saggistica, primo nella classifica dei «libri di qualità» usciti dall'inizio del 2019. Sicuramente una narrazione che commuove e trascina facendoti entrare in un mondo di «sogni e favole» tutt'altro che scontato, abitato da poeti in pena e da quegli «svitati» dei veri artisti. Partendo dalla Roma degli anni Ottanta, quando Emanuele, non ancora ventenne, frequentava e lavorava in quei luoghi speciali che sono stati i cineclub, incontriamo personaggi come Arturo Patten, il grande fotografo di ritratti, tra cui quello di Andrea Camilleri; la poetessa Amelia Rosselli che sulla «scacchiera della vita, così affollata di pedoni, era un pezzo nobile» e Cesare Garboli, il «grande critico» che prima di morire affidò a Trevi il compito di indagare su Metastasio e sul sonetto 'Sogni, e favole io fingo’.

Lontano dalle analisi critiche e dalle elucubrazioni intellettuali, Trevi fa di questi incontri unici e di questi amici la trama di una storia che alla fine ci mostra - seguendo il suggerimento di Metastasio - che se le storie inventate provocano in noi la stessa commozione delle vicende reali, forse di sogni e favole è fatta la nostra vita. Per Patten, trapiantato dalla California a Roma, ogni ritratto era un'avventura umana, così quando ritrasse Camilleri «prima di iniziare volle conoscere i luoghi della sua infanzia, e poi decisero di andare in una vecchia casa di campagna, disabitata e in rovina», racconta Trevi.

Per chi l'ha conosciuta, il ritratto di Amelia Rosselli restituisce l'anima sublime e perseguitata di una somma poetessa italiana del ’900, afflitta per tutta la vita da quelle che chiamava “noie”, vere e proprie ossessioni, paranoie, esaurimenti. Ritratta da Arturo Patten, in una foto riportata nel libro, Amelia viveva a pochi passi dal fotografo, a via del Corallo, dietro Piazza Navona, e come lui è morta suicida lanciandosi dalla finestra della sua casa l'11 febbraio 1996.

Arturo, che Trevi aveva conosciuto negli anni del cineclub, alla fine della proiezione di 'Stalker' di Tarkovskij, quando il fotografo, un uomo giovane e bello, era rimasto solo in sala lasciando scorrere le lacrime sul viso ed era apparso allo scrittore come 'l'incarnazione visibile del potere dell'opera d'arte», avrebbe invece lasciato la vita in un albergo di Agrigento nel 1999.

Tante le trame e le vie che si possono seguire in questo libro speciale che ci parla anche di Wenders, di Rubens alla Chiesa Nuova, di Aids e di Moliére, ma soprattutto della nostra umanità perduta. —



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