Pavarotti nel tributo di Ron Howard «È stato lui a introdurmi all’opera»

NEW YORK. Un ritratto dell'artista e dell'uomo. Ron Howard si cimenta nell'impresa di raccontare la vita e la carriera di uno dei più grandi tenori della storia della lirica, Luciano Pavarotti. Con un titolo minimal ('Pavarotti’), accompagnato tuttavia da un sottotitolo che lascia poco spazio all'interpretazione, ('Genius is Forever' il genio è per sempre), l'ex ragazzo di Happy Days è andato a ripescare negli archivi della famiglia, ha passato al setaccio interviste, filmati musicali per realizzare un docufilm con un ritratto di Pavarotti che lo vede impegnato sia in quelle che sono state le sue performance più celebri sia in immagini di repertorio inedite. Ne è venuto fuori un racconto che mostra il lato più conosciuto e celebre dell'uomo ma anche i suoi aspetti più intimi, l'umanità della persona con le sue paure e le sue insicurezze, per esempio quella di andare in scena. Perché il grandissimo Pavarotti, scopriamo, era terribilmente in ansia ogni volta che saliva sul palcoscenico. «Vado a morire» - lo si sente dire mentre sta per esibirsi. «Sei sicuro di prendere la nota?» gli chiede un giornalista durante un'intervista. «No - gli risponde lui - questa è la bellezza della mia professione».

Frutto di una co-produzione tra Stati Uniti e Gran Bretagna, il biopic sarà nelle sale americane il 7 giugno, distribuito da Cbs Films. In Italia i diritti sono stati acquistati da TimVision e Wildside. Il film è stato interamente finanziato da Polygram Entertainment della Universal Music e Decca Records, la casa discografica dell’artista. Nel trailer lo si vede con I Tre Tenori e nella loro storica rappresentazione di 'Nessun Dorma’ ai campionati mondiali del 1990 a Roma. Poi ci sono le testimonianze degli amici e dei colleghi, da José Carreras a Bono degli U2, o Placido Domingo, che sembra quasi commuoversi quando dice: «Bastava che aprisse la bocca e tutto gli veniva facile». Howard racconta di aver voluto capire come un cantante lirico sia potuto diventare un'icona così popolare. «Non sapevo molto di opera, ma ho sempre considerato Pavarotti una figura carismatica - spiega il regista -. Lo incontrai negli anni '80. Come per molte persone, lui mi ha introdotto all'opera come qualcosa di accessibile, commovente ed emozionante. Probabilmente gli unici album di opera che ho comprato sono di Pavarotti». Ucciso da un cancro al pancreas nel 2007, Pavarotti era un genio musicale, ma anche una persona particolarmente sensibile alle ingiustizie sociali. La sua grande umanità e generosità, viene ricordato nel docu, era tangibile per esempio con i 'Pavarotti&Friends', i concerti tenuti a Modena annualmente per quasi dieci anni a scopo benefico, nel quale duettava con stelle del pop e del rock. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo