Peleggi, la direttrice che ascolta vento e pioggia

Dopo il successo del primo concerto, che ha registrato un numero di presenze maggiore del 20% rispetto al primo dello scorso anno, il calendario della stagione sinfonica del teatro Verdi prosegue con due sorprendenti protagoniste femminili: la direttrice toscana Valentina Peleggi e la ventiduenne pianista coreana Chloe Mun. Entrambe vincitrici di innumerevoli riconoscimenti e con una carriera internazionale in forte ascesa, il concerto di stasera (20.30) sarà per le musiciste un emozionante debutto nel teatro triestino. Si replica domani alle 18.
Signora Peleggi, è stanca di sentirsi chiedere se come donna ha avuto più difficoltà ad affermarsi nel mondo della musica classica?
«È una domanda che mi viene rivolta spesso, e credo sia significativo il fatto che in realtà prima che le persone iniziassero a chiedermi del ruolo della donna, delle difficoltà, del problema di genere, io stessa non mi ci sia mai soffermata. Non mi sono mai chiesta come ci si senta a dirigere, come donna, come non mi sono mai chiesta come ci si senta a suonare o cantare, da donna; non mi sono mai chiesta se le difficoltà che ho incontrato, o che sto incontrando, siano dovute al genere o se siano difficoltà oggettive legate a una professione che esige molto da se stessi e dagli altri. Il mio carattere mi ha sempre spinto a trasformare le difficoltà in occasioni di crescita. So però che se posso permettermi tutto questo, se oggi posso salire su un podio per fare musica vera e sincera, è perché altre persone prima di me hanno lottato per questo. Dovremmo ricordarcene con rispetto e gratitudine».
Come molti italiani della sua generazione, lei si è formata molto all’estero e lavora molto estero...
«Mi sento una musicista, e la musica prescinde barriere e confini. Le mie radici sono qui, il mio cuore è ovunque ci sia un reale desiderio di fare musica con onestà, professionalità ed entusiasmo; ovunque la musica sia condivisione e scambio umano, ovunque investire nelle arti significhi investire nelle persone».
Che cosa farebbe per l’educazione musicale in Italia?
«C'è bisogno di ascolto. La musica insegna molte cose, aldilà che a suonare uno strumento. Insegna il rispetto, insegna che per ottenere un risultato bisogna faticare, insegna che tutti sono importanti. Ma la base è sempre l'ascolto. Credo che oggi più che mai ci sia bisogno di questo: riscoprire il valore del silenzio, il valore di ogni parola (o nota) detta, e il valore di quello che gli altri hanno da dire. E imparare che suonare insieme è la gioia di vivere insieme».Tre aggettivi per tre composizioni"
Se dovesse definire con un aggettivo ciascuno dei tre pezzi che affronterà insieme all’Orchestra del Verdi e a Chloe Mun?
«Difficile domanda! Coriolano, travagliato. Chopin, raffinato. Italiana, vitale».
Che rapporto ha con la musica nel quotidiano?
«Ho tanta musica nella testa, e consideri che un direttore non ha a casa un'orchestra, quindi deve continuamente immaginarsi i suoni. Ma quando ho un momento libero il mio ascolto è rivolto ad altro. Adoro ascoltare il vento, o il rumore della pioggia. Ascolto me stessa».
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