Peter Handke in viaggio con la “Ladra di frutta” segue la natura errabonda

Guanda pubblica l’ultimo libro del contestato  Premio Nobel, un altro dei suoi capolavori

la recensione



In quella sorta di taccuino di lavoro, diario, finanche romanzo totale come è stato definito il suo libro del 1982 “La storia della matita”, Peter Handke si chiedeva: “I grandi poeti non erano innanzitutto esperti dei luoghi? ”. E qualche pagina dopo affermava: “La sensazione che la soluzione dell’enigma dell’universo sia imminente io l’ho sempre soltanto al cospetto della natura”. Racchiusa in queste due affermazioni si trova una parte importante della sua poetica, il nomadismo e il recupero di una percezione autentica della natura innervano infatti “La ladra di frutta” (Guanda, pagg. 426, euro 20), uscito quasi in contemporanea con l’attribuzione del contestato Nobel allo scrittore austriaco.

Ritornano l’urgenza di lasciare la casa per una meta da raggiungere a piedi e l’attenzione ai minimi dettagli rivolta a quanto si dispiega davanti ai suoi sensi durante la viandanza, sia esso il respiro degli alberi, il volo di un’ape o il pianto di un uomo. Handke cammina, si guarda attorno e come un vecchio indiano che poggia l’orecchio sul suolo, percepisce il respiro del mondo, un mondo ancora incontaminato, in cui si sente l’eco della grande poesia tedesca degli amati Goethe e Holderlin.

Anche nella “Ladra di frutta” Handke viene sedotto da un’urgenza che lo spinge a mettersi in marcia. Questa volta è, piccola urgenza, minimale quanto allegorica, la puntura di un’ape, che lo coglie nel giardino della sua casa di Chaville, nei pressi di Parigi, in una calda giornata estiva. Inizia così un viaggio a piedi alla volta della Piccardia, occasione di un vasto divagare in cui Handke fa riemergere lampi, flash, frammenti di ricordi accantonati in altri viaggi. È il caso del muro esterno di un villaggio del Carso, territorio caro allo scrittore austriaco e che egli ben conosce, assieme al Collio goriziano, dove vive il suo amico e traduttore Hans Kitzmüller, per averlo percorso a lungo e dove si trova il lago di Doberdò, uno dei suoi luoghi prediletti cui ha dedicato il poema “Canto alla durata”.

Per Handke il viaggio è metafora di un inquieto vagabondare fin dai tempi di “Attraverso i villaggi”, suo testo teatrale del 1981. E se allora c’era Nova, una figura allegorica di donna che guidava i passi del protagonista invitandolo a sperare in un mondo migliore sotto l’impronta di una natura divina, qui compare la ladra di frutta, figura enigmatica, sorta di altera ego di Handke. Di lei non sappiamo il nome vero – tutti la chiamano Alexia – ma ci è noto che ha circa 25 anni e somiglia a Sharon Stone, è appena tornata dalla taiga russa e si mette in marcia per ritrovare la madre, che ha lasciato all’improvviso il posto di dirigente di banca ed è scomparsa. Pervasa anche lei da una natura errabonda, deve il suo soprannome al furto di un frutto che ha compiuto da piccola, “reato” che lei fino a un certo punto del suo viaggio continuerà a praticare. Per la ladra di frutta rubare è un orrore ma, spiega Handke: “Il suo rubare frutta era tutt’altra cosa, qualcosa che faceva bene, qualcosa di decoroso. Di bello”. Il viaggio della ladra di frutta dura tre giorni e si conclude a una festa, dove la ladra di frutta incontra il fratello, ma come succede nelle opere di Handke a dare significato è il viaggio, le tentazioni, gli spazi riservati e desueti e, come scrive la sua traduttrice Alessandra Iadicicco: “Le esperienze poco spettacolari: il luogo tranquillo, il sottobosco dei funghi, la stanchezza, la feriale quotidianità delle giornate riuscite”.

Scrittura irriducibilmente complessa e insieme spontaneamente musicale, quella di Handke, la cui lettura appaga ancora una volta per il ritmo largo che riesce a imprimere alle pagine, raggiunto attraverso una continua aggregazione e accumulazione di apposizioni, attributi, specificazioni e precisazioni. Poesia in prosa, la sua è vera letteratura e lo fa volare molto più in alto delle polemiche che lo accompagnano dai tempi delle sue controverse affermazioni sulla guerra in Serbia. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo