Pivio, il friulano che ha cambiato la musica dei film

David di Donatello, Globo d’Oro e Nastro d’Argento per la colonna sonora di “Song’e Napule”. È la rivincita dei compositori
Di Beatrice Fiorentino

«Pivio, che cosa ne pensa della decisione di Barbera di mettere Desplat a capo della giuria della Mostra del cinema di Venezia?». «Penso che Barbera sia un genio. È sufficiente come risposta?».

È il momento della rivincita per i compositori che scrivono musica per il cinema. Quegli attori invisibili che per primi vedono un film che noi non vedremo mai, quello appena uscito dalle mani del regista. Quelli che con intelligenza lo studiano e lo interpretano per restituire alla fine qualcosa di inedito e compiuto. «Altro che figure tecniche, il nostro è un ruolo creativo», afferma sicuro e con una punta di orgoglio Roberto Pischiutta, in arte Pivio, che con questo nome ormai firma anche gli sms. «Neppure mia madre mi chiama più Roberto»,dice sorridendo.

Musicista, compositore, editore musicale, assieme all’amico-collega Aldo De Scalzi (guai a scambiarli per fratelli!) ha composto più di cento colonne sonore in diciassette anni, tra cinema e televisione. «È cominciato tutto quasi per caso - racconta -. La musica ha sempre fatto parte della mia vita, ma al contrario di Aldo, che è quello bravo, a un certo punto ho scelto un altro mestiere. Facevo l’ingegnere e mi occupavo di sistemi editoriali, ho lavorato in molte città, anche a Udine, al Messaggero Veneto. Nel ’97 mi trovavo a Madrid, dove lavoravo per El País, quando mi raggiunse una telefonata. Un certo Ferzan Özpetek, al suo primo film, aveva sentito un nostro disco da un comune amico e ci voleva per comporre la colonna sonora de “Il bagno turco”. Ci ha dato dodici giorni di tempo. Ho preso ferie, mi sono trovato con Aldo e ce l’abbiamo fatta. Il film poi non fu preso a Venezia, com’era nei piani, ma alla Quinzaine des Realisateurs del Festival di Cannes. Mi sono ritrovato su un palco, in mezzo a un applauso, e lì ho avuto una specie di folgorazione. Appena tornato a Madrid ho dato subito le dimissioni».

Il film riempie le sale e Pivio e Aldo De Scalzi vendono più di trecentomila dischi. È l’inizio di qualcosa, anche se i due si conoscono fin da ragazzi dalla scena musicale anni ’70-’80 di Genova, città dove entrambi sono nati e cresciuti. Il primo viene dal punk e dalla new wave, il secondo dal progressive. Entrambi curiosi di sperimentare un po’ tutti i generi. «In quegli anni c’era un gran fermento musicale a Genova», racconta Pivio. «Si era di fatto abbandonata la scuola dei cantautori più orientata allo story telling. Noi prendevamo come riferimento la scuola anglosassone, il punk, il progressive, che da noi ha avuto molti esponenti: i New Trolls, i Latte e Miele, i Picchio dal pozzo. C’erano tanti gruppi che nascevano in quel periodo. Aldo è il fondatore dei Picchio dal pozzo, ma è molto legato anche ai New Trolls perché il fondatore è suo fratello (quello vero!). Io invece suonavo negli Scortilla, noi eravamo più scanzonati, facevamo un punk allegro, cantavamo testi come “Cara non mandarmi in serie B” e cose del genere. Aldo è stato anche nostro produttore per il singolo “Fahreneit 451” con cui abbiamo partecipato al Festivalbar nel 1984».

Un’amicizia che viene da lontano quella dei due musicisti che vivono oggi una stagione particolarmente fortunata. Il loro proficuo sodalizio con i Manetti Bros., iniziato nel 2004 con la colonna sonora de “L’ispettore Coliandro” e che, passando per “Rex” e per “Morte di un confidente”, è arrivato fino alla “poliziottesco-comedy” “Song’e Napule”, ha dato i suoi frutti traducendosi in una meritata pioggia di riconoscimenti. Il Premio intitolato a Ennio Morricone al Bifest, ma soprattutto la tripletta infilata con il David di Donatello, il Globo d’Oro e il Nastro d’Argento.

«All’epoca de “Il bagno turco” il tempo che avevamo a disposizione era talmente poco che abbiamo dovuto inventare un nostro “metodo” per comporre – svela l’artista -. Consiste nel cercare la scena che ci sembra la più importante nel film e cercare di capire qual è il suono che quella scena richiede. Quella volta ci siamo messi ad ascoltare della musica per capire se ci fossero già degli elementi sonori che potessero funzionare. Siamo partiti da un pezzo orchestrale turco molto complicato, lo abbiamo ascoltato, campionato e girato alla rovescia, una tecnica molto in voga nel progressive. Sono venute fuori le prime quattro note e immediatamente abbiamo detto: eccole! Da lì, tutto il tema del film».

In questi giorni Pivio è stato a Trieste per accompagnare la moglie Carmen Giardina, che ha partecipato all’International ShorTS Film Festival con il cortometraggio “Fratelli minori”, prodotto e musicato – ça va sans dire – dal duo artistico. «È un ritorno a casa, mio padre è di Aquileia e venivamo molto spesso da queste parti. D’estate andavamo al mare a Grado.

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