Placido: «Divertente e doloroso uno sguardo nella vita di coppia»

"Piccoli crimini coniugali" di Eric-Emmanuel Schmitt è in scena da stasera fino a domenica al Politeama Rossetti. Protagonisti dello spettacolo due maestri indiscussi del teatro italiano: Michele Placido – che ne cura anche l'adattamento e la regia – e Anna Bonaiuto, interpreti di una commedia che scava nei sentimenti di una coppia con ironia, tenerezza e anche un po' di suspance. L'acclamato drammaturgo francese ci regala un testo raffinato e intenso, in cui Gilles e Lisa, sposati da 15 anni, si confrontano con crudeltà e amore. «La forza di questo testo sta nel fascino che emana – osserva Placido – perché va a indagare il motivo per cui una coppia si mette insieme e il mistero di chi sceglie di condividere un percorso esistenziale. Schmitt è anche un filosofo, suggerisce l'idea che nel percorso di vita bisogna avere accanto qualcuno con cui affrontare una battaglia e che, pur sognando sempre una storia d'amore, siamo consapevoli che quando la viviamo sono più le pene che le gioie. Il pubblico si riconosce in questo: è un testo dissacratorio, meraviglioso e divertente, ma anche doloroso».
Michele Placido è stato consacrato al pubblico internazionale con lo sceneggiato "La piovra", ma la televisione di oggi non lo attrae più. «Non la guardo da più di due anni, non per snobismo, ma perché non mi soddisfa: forse sono semplicemente peggiorato io. La cultura me la faccio io, uno spettacolo teatrale, una passeggiata, una cena tra amici: il tempo che ho a disposizione lo dedico agli affetti più cari. Ma stare davanti a una televisione che racconta patemi d'animo e l'Italia di oggi o la cialtroneria dei politici, non mi va. Nel nostro paese c'è un'assoluta ignoranza da parte di chi dovrebbe occuparsi di cultura – incalza Placido - con una burocrazia che blocca la possibilità di crescere: bisognerebbe rivedere tutto il lavoro nei musei e nella scuola; invece c'è molta trascuratezza».
"Piccoli crimini coniugali" riporta Michele Placido a Trieste, uno città che apprezza enormemente. «Vi ho girato anche un film, "Ernesto", tratto da un racconto di Umberto Saba, di cui amo le poesie, così come amo tutto quello che rappresenta questa città di confine».
Ma Placido Trieste l'ha respirata soprattutto attraverso i racconti del suo grande maestro Giorgio Strehler. «Tutti noi allievi di Strehler abbiamo visto attraverso di lui questa città come simbolo di una cultura molto importante. Ho avuto altri maestri, come Ronconi, ma Strehler ha inciso di più sul piano attoriale: mi ha insegnato cosa vuol dire questo mestiere, come si sta sul palcoscenico, come si soffre, fino a provare per ore e ore per arrivare a un risultato che soddisfi il pubblico. Noi attori siamo veramente uno strumento di cultura importantissimo».
Non solo teatro, ma anche tanto cinema nella carriera di Placido, che racconta di aver avuto grandi soddisfazioni con il film "Romanzo criminale" che ha inaugurato nel 2005 il suo percorso come regista cinematografico e che ha aperto anche un filone che continua ancora oggi. E c'è ancora cinema nel suo futuro. «Il mio prossimo progetto è un film su Caravaggio su cui sto lavorando già da anni e che inizierò a girare a ottobre. Si tratta della sfida più grande della mia carriera, perché questo film non racconterà solo la biografia di Caravaggio, ma soprattutto il mistero dietro la sua pittura, ricercando cos'è stato l'uomo Caravaggio: un grande teologo, un grande mistico ed un conoscitore straordinario della Bibbia». —
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