Quando Sean Connery svenne mentre girava “Goldfinger”

BERLINO. «Porti sempre la pistola?» chiede la bond-girl tra le braccia del piu’ famoso agente segreto del mondo, «Ho un leggero complesso di inferiorità» le risponde JamesBond/Sean Connery con un...
Di Andrea Crozzoli

BERLINO. «Porti sempre la pistola?» chiede la bond-girl tra le braccia del piu’ famoso agente segreto del mondo, «Ho un leggero complesso di inferiorità» le risponde JamesBond/Sean Connery con un leggero sorriso ironico. È solo l’inizio di “Agente 007 Missione Goldfinger”, il più iconico film della lunga serie bondiana, presentato ieri alla Berlinale nella versione restaurata in 4K, ovvero con una qualità doppia rispetto ai 2K che abitualmente vediamo al cinema.

Inserito nella sezione “Berlinale Classic”, accanto al film, il Festival ha reso anche omaggio allo storico scenografo di tutti i Bond dell’infinita serie, il Premio Oscar Ken Adam, con una mostra dal significativo titolo Bigger than Life, allestita alla Deutsche Kinematek-Museum fur Film und Fernsehen in Potsdamer Platz fino al 17 maggio. Due piani di schizzi, modellini e disegni in cui Adam da sfogo a tutta la sua fantasia, disegnado macchine mirabolanti a cominciare dalla mitica Aston Martin DB5 che lui riveste di gadget come mitragliatrici e targhe intercambiabili.

James Bond/Sean Connery ha catturato l’attenzione del pubblico berlinese con la sua virilità, mista a ironia e simpatia, che ancora oggi e’ considerata insuperata e leggendaria ed ha incantato, come sempre, un’audience bipartisan. Oggi, come allora, la storia di Goldfinger, interpretato dal tedesco Gert Frobe, villain antipatico e accidioso che vuole far esplodere una bomba atomica all’interno di Fort Knox, la riserba aurea americana, ha raccolto ampio successo con code al botteghino già dalla vigilia del Festival. Del resto già all’uscita del film, nel 1964, “Goldfinger” fu primo in classifica negli incassi davanti a “Per un pugno di dollari” e “Matrimonio all’italiana”.

Il film, ancora fresco e godibilissimo, racchiude una serie di situazioni topiche entrate ormai prepotentemente nell’immaginario cinefilo: dalla biondissima Shirley Eaton che muore per asfissia epidermica tutta dipinta d’oro, alla comandante della squadriglia aerea di Goldfinger, in odore di lesbo, che Bond però convertirà con il suo irresistibile charme testoteronico e il cui nome è tutto un programma: Pussy Galore (letteralmente: «Topa a volontà») e al coreano Oddjod, con la sua bombetta tagliateste che darà non poco filo da torcere a Bond tanto da far svenire Connery durante le riprese.

Ken Adam, come apprendiamo dalla mostra del Museum, ha disegnato e realizzato tutti i particolari del film fra cui il tavolo dove l’agente segreto 007, legato e immobilizzato dall’invidioso Goldfinger, rischierà di venir tagliato in due dal laser (allora il massimo della tecnologia futuristica) a partire proprio dagli attributi tanto ambiti da legioni di fan.

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