Quarantotti Gambini e “l’onda” di Radio Venezia Giulia sull’italianità di Trieste e I’Istria

Il 3 novembre 1945 iniziano le trasmissioni con la direzione dello scrittore triestino
Quarantotti Gambini
Quarantotti Gambini

TRIESTE Pochi lo sanno, ma lo scrittore Pier Antonio Quarantotti Gambini aveva diretto dal 1947 al 1949 una radio clandestina. Radio Venezia Giulia era uno strumento della guerra fredda tra Italia e Jugoslavia, trasmetteva da Venezia e si rivolgeva alla Venezia Giulia e all’Istria. Aveva sia un ruolo di propaganda politica sia di tipo stay-inside, agiva cioè nel cuore del territorio conteso per raccogliere informazioni.

Di quella esperienza di Quarantotti Gambini non si seppe nulla per anni. Mezze ammissioni a voce, praticamente nessuna traccia scritta. Solo pochi anni fa lo storico Roberto Spazzali, seguendo tracce nascoste e scavando negli archivi, è riuscito a ricostruire quella vicenda in “Radio Venezia Giulia” (Leg/Irci, 2013). Un contributo importante è arrivato dal ritrovamento delle carte salvate dallo scrittore e dal fratello Alvise, che della radio fu direttore amministrativo: note di agenzia, appunti, lettere, bozze, che formavano il materiale preparatorio per i servizi dell’emittente e che i due fratelli avevano conservato.

Ma come era finito Quarantotti Gambini nel mezzo di quella vicenda? Nato a Pisino nel 1910, dopo un’infanzia trascorsa a Capodistria si era trasferito con la famiglia a Trieste. Nel 1929 conosce Umberto Saba, che sarà per lui amico e il prezioso suggeritore del titolo dell’opera più nota di Quarantotti Gambini, “L’onda dell’incrociatore”. Negli anni Trenta si laurea in Giurisprudenza e collabora a “La Fiera Letteraria”. Dopo il suo esordio narrativo, sulle pagine della rivista fiorentina Solaria, nel 1937 pubblica il primo romanzo “La rosa rossa”. Nel 1942 viene nominato direttore della Biblioteca civica, incarico che mantiene anche sotto l’occupazione nazista. Fatto che gli costa, a guerra finita, la destituzione. Su quella vicenda scriverà il pamphlet “Un antifascista epurato”, mentre i giorni dell’occupazione titina rivivranno in “Primavera a Trieste”.

Dopo la guerra con “L’onda dell’incrociatore” e “La calda vita’”scriverà due perle senza tempo, ma non sarà uno di quegli scrittori che durano nella memoria. Tanto che nel 1964, un anno prima di morire, si dichiarò “un italiano sbagliato”. È perciò un Quarantotti Gambini deluso, quello che nel 1945 abbandona Trieste per stabilirsi a Venezia, in una casa in calle del teatro, a San Cassian. In settembre riceve la visita dello zio, Antonio de Berti, un avvocato di origine dalmata che durante la guerra era stato ricercato dai tedeschi per la sua storia di antifascista e che per sfuggire alla cattura si era nascosto nella villa di Capodistria del nipote. De Berti gli offre la direzione di Radio Venezia Giulia, gli spiega cosa c’è dietro. Lo scrittore ascolta e accetta, spinto dalla convinzione di poter essere d’aiuto affinchè l’Istria rimanga italiana.

La radio inizia le trasmissioni il 3 novembre, giorno di San Giusto. I primi mesi sono frenetici. Vengono trasmessi due notiziari al giorno, e Quarantotti Gambini scrive personalmente la dozzina di pezzi che li compongono, in attesa dei collaboratori che arriveranno nei mesi successivi. Rubriche economiche, culturali e molta politica completano il palinsesto. Poca musica, a volte l’Inno di Trieste, ma anche Bandiera rossa chiudono la lettura degli articoli. Non è mai stata chiarita del tutto la paternità dell’idea di impiantare una stazione radio rivolta agli italiani di Trieste e dell’Istria, che li invitasse a tenere duro mentre la loro sorte era in bilico e al tempo stesso raccogliesse informazioni dalle zone occupate. De Berti agiva per conto di qualcuno. Una strada porta al segretario generale del ministero, Vittorio Zoppi, e cioè al governo. È lui che incarica Justo Giusti del Giardino, un console veneziano che era stato coi partigiani di Giustizia e libertà, di recarsi a Trieste a incontrare il presidente del Cln, Antonio Fonda Savio, il vecchio socialista Edmondo Puecher e il vescovo Antonio Santin. Sono tutti preoccupati della minaccia comunista e degli appetiti di Tito e concordano sulla necessità di avere uno strumento che sostenga gli italiani di Trieste e dell’Istria e controbatta la propaganda jugoslava di Radio Trieste libera-Radio svobodni Trst.

In quegli anni la radio è fondamentale. C’erano stati gli esempi di Radio Londra, Radio Bari, emittenti molto ascoltate in tempo di guerra. Radio Venezia Giulia ha un ulteriore compito, quello di fare un lavoro di intelligence, raccogliere tramite i suoi collaboratori locali notizie riservate. Per gli angloamericani l’attività della radio è un atto di politica estera, e provano ad individuarla. La redazione si trova a Venezia, vicino alla chiesa dei Frari, e l’antenna al Lido, in una struttura protetta della marina militare. Un ruolo importante nella storia di Radio Venezia Giulia lo riveste Marcello Spaccini, elemento di spicco della Dc e sindaco di Trieste dal 1967 al 1978; all’inizio si occupa di organizzare il servizio tecnico e qualche anno dopo, da direttore dell’Astra, un’agenzia di stampa con sede a Trieste emanazione della Democrazia Cristiana, decide di affidare un nuovo ruolo alla radio. Dal momento che con il Trattato di pace del 1947 l’Istria era perduta, l’emittente doveva riposizionarsi e la sua nuova mission viene orientata a fare propaganda per i partiti anticomunisti in vista delle elezioni. Esaurito anche questo ruolo, il governo italiano decide di sospendere le trasmissioni e licenziare i redattori. Radio Venezia Giulia costa troppo, e la maggior parte delle spese non sono neanche rendicontate. Ma intanto a Trieste, dove è stato istituito il Territorio libero, stanno crescendo le simpatie per gli indipendentisti, così il governo si accorda con la Rai. La terza vita di Radio Venezia Giulia nasce all’insegna del sostegno del ritorno di Trieste all’Italia. Nel 1952 prende il via, all’interno della sede veneziana della Rai, “L’ora della Venezia Giulia”. Titolo che è rimasto nel programma radiofonico dedicato alla minoranza italiana presente nell'Istria slovena, a Fiume e nella Dalmazia che ancora oggi, lontano erede di Radio Venezia Giulia, viene irradiato dalla Rai di Trieste. —

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