Quel Jukebox così poco umano degli Oblivion

GORIZIA. È “solo” alla quinta replica. Eppure è già molto richiesto, figurando nelle stagioni di molti teatri. “The Human Jukebox” è il nuovo spettacolo degli Oblivion. Approderà in prima regionale sabato, al goriziano teatro Verdi, dalle 20.30, facendo seguito al galà delle premiazioni del 25° festival “Castello di Gorizia. Premio Macedonio”, organizzato dal Collettivo Terzo Teatro, nel cui cartellone è inserito. Dal 19 al 24 febbraio sarà in programma alla Contrada. Ma in cosa consiste “Oblivion: The Human Jukebox”? «In qualcosa di unico - afferma Davide Calabrese, “l’Oblivion triestino” -. Perché “The Human Jukebox” è forse l’unico spettacolo che cambia ogni sera, a seconda delle preferenze del pubblico». Nel concreto? «Non è qualcosa di interattivo - risponde Calabrese -: nessuno spettatore salirà sul palco. Semplicemente, all’inizio ci saranno, in vari angoli della sala penne e foglietti bianchi sui quali indicare il cantante preferito; i biglietti verranno poi inseriti in un’urna dalla quale ne estrarremo più di una decina. In genere, vengono fuori i nomi di Battisti, Baglioni, Dalla le cui canzoni, come da tradizione oblivionesca, vengono non solo eseguite ma distrutte, traumatizzate, con gli strumenti più disparati. Il tutto all’insegna del divertimento più spinto».
Non solo improvvisazione, tuttavia, in “The Human Jukebox”. «C’è anche una parte fissa nello spettacolo - racconta un altro Oblivion: Fabio Vagnarelli -. Ad esempio, è fissa la parodia del mondo dei talent show, in particolare di X Factor, nella quale facciamo sfilare alcuni personaggi (Giusy Ferreri, Marco Mengoni, Noemi, Chiara); come è fissa la parte, sempre molto divertente, in cui parliamo di grandi pilastri della musica italiana (Albano, Pupo, Toto Cutugno, Ricchi e Poveri) che hanno trovato una seconda vita in Russia. Ancora, facciamo una parodia del “Volo” mentre il finale è dedicato a Povia. Il tutto senza tralasciare l’apertura nella quale ripassiamo le canzoni vincitrici a Sanremo. In fondo, l’argomento di “The Human Jukebox” è proprio la musica vista da tutti i punti di vista possibili e immaginabili». Davvero, in uno spettacolo basato sull’improvvisazione, non c’è mai la paura di sentirsi impreparati? «Il nostro terrore più grande, e lo comunichiamo a un certo punto dello spettacolo, è proprio Povia - afferma ancora Calabrese -. Quando vediamo che, ancora una volta, nessuno lo sceglie tra i cantanti preferiti tiriamo un sospiro di sollievo. Ad ogni modo, la gente prende Povia sul serio ma secondo noi è un cabarettista: potrebbe tranquillamente essere il sesto Oblivion». Sabato, quindi, la prima regionale a Gorizia. In febbraio, “The Human Jukebox” sarà a Trieste. «Sorprendentemente al Bobbio - chiosa Calabrese -: dal 2010 circa, infatti, siamo sempre stati coprodotti dal Rossetti. Ma il libretto Enpals me l’ha firmato Orazio… Sono nato teatralmente alla Contrada, come attore di Francesco Macedonio, all’epoca della trilogia di Tullio Kezich. Di Macedonio ero molto amico. Assieme abbiamo lavorato molto anche nei musical perché Francesco, e in pochi lo sanno, i musical li amava molto. Chiamò me e mia moglie, assieme a Daniela Poggi e Gianfranco Jannuzzo, per “Il divo Garry”: due anni di tournée, come non ricordarlo?».
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