Quel Leopardi di Martone così moderno e infelice

Applausi e consensi al “Giovane favoloso” con Elio Germano
Di Beatrice Fiorentino
Italian actress/cast member Isabella Ragonese arrives for the premiere of 'Il Giovane Favoloso', during the 71th annual Venice Film Festival at the Lido in Venice, Italy, 01 September 2014. The movie is presented in the official competition Venezia 71 at the festival running from 27 August to 06 September. ANSA/ETTORE FERRARI
Italian actress/cast member Isabella Ragonese arrives for the premiere of 'Il Giovane Favoloso', during the 71th annual Venice Film Festival at the Lido in Venice, Italy, 01 September 2014. The movie is presented in the official competition Venezia 71 at the festival running from 27 August to 06 September. ANSA/ETTORE FERRARI

VENEZIA. L’atteso giorno de “Il giovane favoloso” è arrivato, assieme al vento e alla pioggia che dalla serata di domenica hanno imposto alla Mostra un clima decisamente autunnale. Il biopic di Mario Martone dedicato alla figura di Giacomo Leopardi è probabilmente il titolo che ha suscitato maggiori critiche “preventive” nelle scorse settimane. Forse perché “Noi credevamo”, precedente prova del regista napoletano dedicata all’avventura risorgimentale italiana, aveva suscitato non poche perplessità, ma anche perché l'autore ha da subito dichiarato l’intenzione di proporre una rappresentazione del poeta diversa da quella che solitamente viene proposta sui banchi di scuola. Un uomo libero di pensiero, ironico, un ribelle insomma. E non semplicemente l’uomo triste e malinconico a causa della natura ostile che gli ha inflitto un corpo malato e deforme.

«Ribellione e diversità: penso che la modernità di Giacomo Leopardi consista in questo. Non c’è bisogno di conoscere le sue opere per comprendere il percorso di quest’uomo perché questa è una storia di emancipazione, di una fuga e della rottura di tutte le gabbie dentro cui ci costringe la vita stessa». Così spiega Martone, che arriva a questo film dopo un percorso cominciato dieci anni prima, partito dal precedente film “Noi Credevamo” e proseguito a teatro con “Le Operette Morali” e poi nella lirica con Rossini. «Sentivo la voce di Leopardi, cominciavo a pensare a questo film, da una parte attirato dalla sfida, dall’altra consapevole dei rischi». Martone racconta la vita del poeta di Recanati dall’infanzia fino alla morte che lo ha colto a Napoli a soli 39 anni. Una vita infelice, votata completamente al sapere e alla letteratura. Eppure il Leopardi di Martone mostra anche segni di vitalità, anche se troppo spesso frustrata. Dai genitori in primis, e in seguito dai limiti che il suo corpo malfermo gli ha imposto. Dopo diversi tentativi di fuga falliti, all’età di ventiquattro anni il poeta, già noto negli ambienti letterari, lascia finalmente Recanati, pronto per aprirsi al mondo. Prima a Firenze, dove conosce l’amata Fanny Targioni Tozzetti e Antonio Ranieri, al quale si unisce in un rapporto di amicizia stretto e passionale che durerà per tutta la sua vita, infine a Napoli. L’alta società italiana apre le porte ai suoi successi, eppure Leopardi vive sempre con disagio quel mondo in cui le donne gli restano estranee e inaccessibili e dove tutti si relazionano con lui solo per adularlo o per criticare il suo cronico pessimismo. «Quando abbiamo cominciato a scrivere la sceneggiatura - racconta Martone - ci siamo chiesti come trattare diversi aspetti della vita di Leopardi che avrebbero potuto essere romanzati. Ma abbiamo preferito attenerci al materiale che avevamo, i suoi scritti, le sue lettere. Abbiamo pensato che questo fosse sufficiente, lasciando talvolta anche aperti dei misteri a cui non c’è risposta. Come quello sulla natura del rapporto che lo univa a Ranieri». Un lavoro di rispetto per la verità che tradisce solo il chiaro desiderio di voler attualizzare il personaggio. Per questo il regista si è affidato al montaggio di Jacopo Quadri che, soprattutto nella prima parte del film conferisce al racconto un’impronta di inaspettato dinamismo, ma soprattutto al dj Apparat (pseudonimo di Sascha Ring) la cui musica elettronica aggiunge un tocco di insolita modernità lavorando per contrasto. Interpretato da Elio Germano, assieme a Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese, Anna Mouglalis, il film è stato accolto da un applauso convinto da parte della stampa. Il cinema italiano, nella selezione di quest’anno, si dimostra ampiamente all’altezza del concorso internazionale. Tutti e tre i titoli presentati, hanno meritatamente convinto la critica e il pubblico. Un segnale positivo e incoraggiante sullo stato di salute del nostro cinema. Archiviata la premiazione della montatrice Thelma Schoonmaker, cui è stato assegnato ieri il Leone d’oro alla carriera, domani il concorso prosegue con un film francese: “Le dernier coup de marteau” di Alix Delaporte. Fuori concorso passerà invece “La trattativa” di Sabina Guzzanti, che non mancherà di far discutere. Vanno in scena gli episodi più rilevanti della vicenda nota come “trattativa Stato-mafia”.

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