Raoul Bova a teatro: «Sono un marito simile a Vianello»

Oggi a Gorizia e da domani al Bobbio di Trieste l’attore porta in scena “Due” assieme a Chiara Francini

Debutterà in regione stasera al Teatro Verdi di Gorizia, e da domani sarà al Teatro Bobbio di Trieste fino a lunedì 29, la commedia "Due" di Luca Miniero e Astutillo Smeriglia che vede protagonisti in scena, diretti dallo stesso Miniero, la coppia Raoul Bova e Chiara Francini. Con "Due" Miniero, regista di "Benvenuti al Sud", si confronta per la prima volta con il teatro. Ha chiamato Raoul Bova nella parte di Marco, per raccontare le mille paure di una coppia in procinto di sposarsi. «L'idea è quella di portare sul palco i contrasti e le manie dei rapporti di coppia di oggi – spiega Bova - ovviamente in relazione a una data importante come quella del matrimonio». «Fondamentalmente - continua Raoul Bova - vengono messi in scena i diversi approcci alla vita: quello maschile e quello femminile. Senza entrare nel dettaglio, viene presentato un uomo che appare più leggero e orientato al presente, mentre la donna vuole essere rassicurata, avere delle garanzie sul futuro. Emergono così degli interrogativi profondi e intimi ma che fanno anche sorridere».

Com'è il suo personaggio e come lo ha costruito?

«È un personaggio in realtà molto complesso: possiede una certa leggerezza ma è anche inconsapevolmente saggio. Ovviamente non dice sempre quello che una donna vorrebbe sentirsi dire, si dà spesso la zappa sui piedi e apre il varco a Paola (Chiara Francini, ndr). In alcuni casi mi ricorda l'atteggiamento, senza arrivare a questo paragone, di Raimondo Vianello che, con la sua pacata eleganza e ironia, riesce a stare accanto a una Sandra Mondaini. Ecco, il personaggio di Vianello è stato per me una piccola ispirazione».

Come mai questo ritorno a teatro?

«La recitazione ha un suo percorso e si cerca sempre di scegliere il progetto più giusto, ciò che in quel momento combacia con l'aspirazione di un attore. Non farei distinzioni e gerarchie tra teatro e cinema, fanno tutti parte della stessa famiglia: i sentimenti, il cuore, la passione che un attore mette in un personaggio devono per forza essere uguali. Il risultato sarà poi diverso, l'applauso al cinema magari arriverà dopo, mentre quello del teatro è certo più immediato».

Si sente più a suo agio in ruoli drammatici o più brillanti?

«In questa commedia sto sperimentando una parte piuttosto remissiva; a livello di battute e di risate è la parte femminile ad emergere. Il mio è un lavoro incredibile di sottrazione, sto imparando tanto e mi sta piacendo sempre di più. Soprattutto mi sto accorgendo che la commedia non è così facile come molti possono pensare. Il dramma è quello in cui mi rifugio molto di più perché non sono brillante nella vita, sono più riflessivo, melanconico e nostalgico e quindi mi ritrovo di più nei ruoli drammatici».

Da ex nuotatore, quanto ha inciso la formazione sportiva nella consapevolezza di attore?

«Sicuramente le esperienze formano la persona e forgiano il carattere. Le vittorie e le sconfitte influenzano le scelte lavorative e professionali. Le vittorie mi hanno dato molta forza ed entusiasmo: quando amo tanto qualcosa, la cerco e mi alleno in quella direzione, senza la pretesa di ottenerla. Quando uno si sente già forte, già arrivato, è il momento che quella gara la perdi e magari è la più importante. Penso sia fondamentale l'attenzione a ogni singolo progetto e la cura nei confronti di ogni esperienza».

Un consiglio per i giovani che si avvicinano al mestiere dell'attore?

«Conoscere le tecniche della recitazione, e far proprio il famoso detto "Impara l'arte e mettila da parte" è importante, soprattutto all'inizio. Poi nella vita bisogna ascoltare e capire come conoscere se stessi, fino ad arrivare a suonare lo strumento della recitazione usando i tasti e le note giuste ma soprattutto lasciando libero il cuore, l'istinto e la verità. Non c'è un timbro di voce bello se non è carico di emozione, non si può commuovere solo con una sonorità perfetta o con un'interpretazione ineccepibile: si commuove anche nell'imperfezione. Le regole si possono rompere, ma prima bisogna conoscerle. Quindi ritengo che ci voglia molto studio e non credere che sia tutto facile». Dopo la tappa a Gorizia, lo spettacolo si sposterà a Trieste, al Teatro Bobbio, ospite della stagione della Contrada, dove rimarrà fino al 29 gennaio: la replica di domenica 28 è stata anticipata alle 16.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo