Riparte la “Joyce School”: docenti da tutto il mondo a Trieste nel segno del signor Zois

Trieste, dopo Dublino, è la città dove il culto della memoria di James Joyce è più vivo, ma anche più fervido d'occasioni d'incontro attorno alla figura e all'opera di questo grande modernista. Seguono Zurigo e Parigi, ma Trieste sembra essere la città dove la presenza di Joyce si respira in maniera più netta. Qui tutto parla di lui: le strade che ha percorso, le case dove ha abitato, i teatri che ha visitato, le ombre dei cinema che ha frequentato, il ritmo dei remi dei canottieri che prendono il largo a San Sabba, il brusio dei bar e dei luoghi di ritrovo, i dolci della pasticceria preferita, il vino bianco nei calici di spritz, le notti per i vicoli di Cavana.
Non stupisce dunque il successo internazionale che riscuote la Trieste Joyce School, quest'anno arrivata alla sua 25° edizione (25-30 giugno), un traguardo importante che verrà onorato con un programma che vede la presenza di relatori fuoriclasse provenienti da ogni parte del mondo, e di un ospite d'onore d'eccezione, il giovane scrittore irlandese Rob Doyle, autore di libri provocatori, dissacranti, che percorrono i margini e gli abissi della nostra contemporaneità, e che all'Auditorium del Revoltella terrà un reading giovedì 29 alle ore 20.30. Chi si vorrà iscrivere potrà farlo domenica alle 18 sempre all'Auditorium del Revoltella prima dell'inaugurazione della Scuola Joyce.
La cerimonia formale vedrà interventi di Patricia O'Brien, Ambasciatrice d'Irlanda in Italia, degli organizzatori della Scuola Laura Pelaschiar (Università di Trieste), John McCourt (Università di Macerata) e Richard Barlow (Nanyang Technological University) e di Elisabetta Vezzosi, Direttrice del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste.
È però lunedì 26, già alle 9, che la Trieste Joyce School entra nel vivo con la prima di una serie di 15 conferenze (in inglese). La location è sempre l'Auditorium del Revoltella. Aprirà i lavori John McCourt, con un contributo su “Joyce, Svevo e la realizzazione del Modernismo a Trieste”. Seguirà Sophie Corser (University College Cork) su “Joyce delle letture ravvicinate” un excursus sulle rappresentazioni iconografiche della lettura, nello specifico delle opere di Joyce. Nicholas Allen (Università di Grenoble) chiuderà la mattina di lunedì con un intervento sul rapporto di Joyce con l'Irlanda.
Quest'anno i seminari pomeridiani in Via del Lazzaretto Vecchio saranno tenuti da Caroline Elbay (Champlain College Dublin) per “Gente di Dublino”, da Sam Slote (Trinity College Dublin) per “Finnegans Wake” e Ronan Crowley (Aarhus University, Denmark) per l“Ulisse”.
Per chi ama Joyce e mastica un po' di inglese è davvero imperdibile la mattina del 27 giugno, quando sul podium del Revoltella si alterneranno Richard Barlow che parlerà di “Finnegans Wake” e del Crepuscolo Celtico, seguito da Michelle Witen (University of Flensburg) che con “'Povero vecchio Balfe': Joyce e la musica popolare” proporrà un intrigante viaggio attraverso l'uso che Joyce fece del paesaggio sonoro del suo tempo. Chiuderà la mattina Sam Slote che leggerà l'ultimo libro di Joyce dalla prospettiva degli studi sul Postumano, ovvero quella branca di sapere che analizza cosa significa essere umani in un'epoca di rapida evoluzione tecnologica, scientifica, culturale e sociale.
Mercoledì, sempre con inizio alle 9, sarà Matthew Fogarty (Maynooth University) a proporre una lettura in chiave etico-filosofica dell'”Ulisse”, mentre Catherine Elbay scandaglierà la metamorfosi del femminino in Joyce e quindi le figure simboliche di uccelli, pipistrelli e altre bestie che abitano l'opera dello scrittore irlandese, a chiusura Laura Pelaschiar con un gruppo di laureandi presenterà un progetto sugli alberi, le piante e la flora presenti nell'”Ulisse”. Alle 18.30 Walking Tour joyciano con partenza dal Museo Revoltella.
Densissima la giornata di giovedì 29 giugno, a partire dalla conferenza delle 9: “Joyce e le politiche culturali della salute sessuale” che sarà tenuta da Lloyd (Meadhbh) Houston, gender-diversity consultant nordirlandese, che esplorerà l'annosa questione della possibilità o meno che Joyce fosse affetto da malattie veneree. A seguire il contributo di Felix Larkin che parlerà del mondo della carta stampata così presente nell'”Ulisse”, in particolare di quello che Joyce fa definire nell'episodio di Eolo l'”Urinale del cittadino e Nettaculo Settimanale”, ovvero il 'Freemans Journal', quotidiano a cui Leopold Bloom fa riferimento in qualità di piazzista pubblicitario. Ultimo intervento della mattina è affidato a Valérie Bénéjam dell'Università di Nantes che parlerà della possibile presenza di antisemitismo in “Dedalus”.
La giornata conclusiva della 25° Scuola Joyce vedrà alternarsi le voci di Josh G. Newman che racconterà l'attività del James Joyce Centre di Dublino, di Annalisa Volpone (Università di Perugia) con un intervento sull'influsso del poeta e pittore William Blake nella narrativa di Joyce. L'onere di chiudere quella che si prospetta una stimolantissima Trieste Joyce School è riservato a Ronan Crowley con un contributo sull'enigmatico “Finnegans Wake”. Le notti triestine dei joyciani saranno lunghe e, orfani del Bar Unità, dovranno trovare altri luoghi dove tirar tardi per parlare di lui. Lui chi? Zois, naturalmente.
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