Rossella Or e l’estate di Garrone ai Mille Occhi attrice e film cult

Stasera la protagonista accompagna il primo lungometraggio del regista che racconta lo spaesamento in una Roma prigioniera dei cantieri per il Giubileo



Un'ex-attrice di teatro d'avanguardia che dopo anni, nell'estate del 1999, torna a casa, in una Roma rovente prigioniera dei cantieri per il Giubileo del 2000: lo spaesamento sarà totale, e si ritroverà aliena nella sua città, che non riconoscerà più. Prende le mosse da questa cangiante figura femminile "Estate Romana", primo lungometraggio di fiction di Matteo Garrone divenuto cult. Il regista romano si ispirò, per l'interprete principale, a una delle vere protagoniste del teatro off, ma anche dell'avanguardia poetica, di quello che fu il fervido e irripetibile milieu culturale romano degli anni '70: Rossella Or, che ieri sera ha segnato l'inaugurazione dei Mille Occhi e che oggi tornerà nuovamente sotto i riflettori del festival triestino.

La presenza della Or è uno dei cortocircuiti tipici dei Mille Occhi: è la giovanissima protagonista di "Engel und Puppe" di Ellis Donda girato a Duino e ispirato a Rilke che il festival presenterà oggi alle 18.30, come di quello che, spiega il direttore Germani, «resta il più bel film di Matteo Garrone, "Estate romana" (oggi in seconda serata ndr). E si collega a lei anche l'omaggio a un cineasta romano con legami in Grecia, Nico d'Alessandria. Lui non c'è più da molti anni ma Rossella Or, che è stata protagonista del suo ultimo film "Regina Coeli", è la miglior testimone dell'opera di un autore che riteniamo essere uno dei grandi registi italiani da scoprire».

«La mia - racconta la poetessa e attrice - è stata una sorpresa, non mi aspettavo questo invito dai Mille Occhi. I film sono stati girati alcuni anni fa, e io mi occupo di teatro, anche se mi sono resa conto che è stato molto importante per me farli. Su "Estate romana" che vedremo stasera, penso che il tentativo di Matteo Garrone fosse di dare una versione della città che cambiava per il Giubileo ed era quindi molto diversa da come noi eravamo abituati a viverla. Lui mi chiedeva di interpretare il più possibile me stessa, e chiamava il personaggio col mio nome. Fu girato in presa diretta ed in effetti gran parte dei dialoghi sono improvvisati. Il clima era bollente, 40 gradi all'ombra, ma giravamo anche sei scene al giorno: e Matteo era lui stesso a riprendere, con la macchina da presa in mano».

«Con Ellis Donda - ricorda ancora Or - eravamo molto amici negli anni '70 e un giorno mi chiese di fare "Engel und Puppe", che era il suo saggio finale al Centro Sperimentale in un corso gestito da Roberto Rossellini. Non lo vedo da quando andò a Parigi. Lui si occupava di sperimentazione, io anche, anche se non lo sapevo allora: me ne sono accorta nel passare degli anni che ne facevo parte, per me era normale». Memè Perlini, Simone Carella, Giuliano Vasilicò, Giorgio Barberi Corsetti, Leo De Berardinis, Mario Prosperi, sono tutti nomi con cui Or ha lavorato ottenendo un immediato successo. «Beat '72? La forma di ricerca degli anni '70 è nata tutta lì, con mille correnti, e Roma era in particolar modo un luogo vitale, con un centinaio di teatri aperti. Oggi? Non ce n'è neanche dieci».

Palcoscenici, anche se pochi, che Rossella Or non ha mai abbandonato. «Sto per preparare il debutto di «Voce» - annuncia - il 23 settembre al Teatro Tordinona di Roma. L'ho scritto e l'interpreterò insieme ad altri colleghi. È un commiato, un tentativo di salutare le scomparse di persone molto importanti legate al teatro, Perlini, Carella, Prosperi ma anche altri. Non è nulla, una piccola cosa, ma è già un miracolo esserci». —



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