Roy Lichtenstein a Parma un genio evergreen della pop art
PARMA
È dedicata a Roy Lichtenstein, genio della Pop Art americana, una retrospettiva allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione Magnani-Rocca, a Mamiano di Traversetolo (Parma) dall'8 settembre al 9 dicembre. L'esposizione, a cura di Walter Guadagnini e Stefano Roffi, riunisce oltre 80 opere del maestro (New York 1923-1997) e di altri protagonisti della Pop Art, da Warhol a Ramos, da D'Arcangelo a Wesselmann, da Rosenquist a Indiana.
Lichtenstein ha influenzato grafici, designer, pubblicitari e altri artisti contemporanei, tanto che ancora oggi è possibile riscontrare riferimenti al suo stile in ogni ambito del design e della comunicazione. Il suo caratteristico stile mutuato dal retino tipografico, il suo utilizzo del fumetto in ambito pittorico, le sue rivisitazioni pop dell'arte del passato lontano e recente sono entrate non solo nella storia dell'arte del Novecento, ma nell'immaginario collettivo anche delle nuove generazioni, stampati all'infinito su poster e oggetti di consumo. A distanza di decenni i suoi dipinti continuano a suscitare enorme interesse nel mercato dell'arte e sono stati venduti anche negli ultimi anni per decine di milioni di dollari. La prima parte della mostra è dedicata alla stagione iniziale della Pop Art, gli anni fra il 1960 e il '65 in cui nascono le icone di Lichtenstein tratte dal mondo dei fumetti e della pubblicità, qui a confronto con i suoi compagni di avventura. Risalgono a questo periodo capolavori pittorici come 'Little Aloha’ e 'Ball of twine’, ma anche una rara opera come 'VIIP!' e una serie di opere grafiche tra cui spiccano 'Crying Girl' e 'Sweet dreams, baby!'. A fianco delle opere derivate dai fumetti, Lichtenstein inizia alcune serie che hanno come riferimento da un lato la storia dell'arte, dall'altro il tema dell'astrazione pittorica. Tra queste serie ci sono i 'Paesaggi’ e i 'Fregi’,, che prendono avvio nei primi anni Settanta. Ecco allora le figure ispirate a Picasso e a Matisse - ma anche dal Surrealismo, come la celeberrima 'Girl with Tear' (1977) che giunge dalla Fondation Beyeler di Basilea - pretesti per rielaborare e riscrivere una storia dell'arte e dei generi attraverso il proprio linguaggio, per cannibalizzare anche la storia delle immagini, siano esse colte o popolari. La mostra comprende anche alcune serie di foto che ritraggono l'artista all'opera nel suo studio. Gli autori sono due protagonisti della fotografia d'arte italiana, Ugo Mulas e Aurelio Amendola, che in diversi momenti hanno ritratto Lichtenstein: così non solo si può entrare nell'officina dell'artista, ma anche leggere il rapporto che sempre ha legato la cultura italiana al pittore. A rendere unica la mostra è il principio di lettura complessiva della creatività dell'artista, che permette di apprezzare Lichtenstein affrontando tutte le stagioni e i temi della sua arte. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo