Sciarrino, la forza del silenzio

VENEZIA. «È certamente, il silenzio qualcosa di essenziale al suono, come il giorno alla notte. Il suono è dentro al silenzio e il silenzio è suono». Così scrive Salvatore Sciarrino nel suo libro "Carte da suono" per spiegare il ground zero a cui la sua ricerca musicale è approdata sperimentando il silenzio come fonte primaria del suono. Al celebre compositore siciliano, considerato una delle voci più originali ed autorevoli della musica contemporanea, la Biennale Musica di Venezia ha voluto attribuire quest'anno il Leone d'oro alla carriera per aver «dedicato la propria esistenza all'arte del comporre» scoprendo - si legge nella motivazione - «un mondo sonoro inaudito». Non a caso le composizioni di Sciarrino si concentrano sull'infinitamente piccolo, sul concetto di organismo sonoro, sul rovesciamento delle normali prospettive d'ascolto.
La consegna del Leone d'oro si è svolta ieri sera al Teatro alla Tese di Venezia insieme alla premiazione con il Leone d'Argento del giapponese Ryo Murakami, uno dei più radicali ed innovativi compositori contemporanei, dando il via al vasto programma di concerti (di cui 45 prime assolute) promosso dalla Biennale Musica per i suoi 60 anni di storia.
In onore di Sciarrino la London Sinfonietta ha eseguito, accanto alle musiche di Ravel e Stravinskij, alcune sue composizioni recenti e passate, come il "Divertimento per dieci strumenti" del 1968 e la recentissima (2016) "Immagina il deserto", singolarmente ispirata nel testo ad un messaggio Whatsapp.
Un ritorno a Venezia molto sentito per Sciarrino, che agli inizi della sua carriera ha frequentato la città irrompendo sulla scena musicale internazionale dal palcoscenico della Biennale Musica nel 1969.
Precocissimo autodidatta, Sciarrino comincia a comporre all'età di 12 anni e la prima esecuzione di una sua opera risale al 1962, neppure quindicenne. La sua precocità e il suo segno inconfondibile hanno dato vita ad un catalogo di composizioni eccezionalmente vasto e articolato, insieme a una discografia (più di 110 cd) considerata tra le più ricche per un autore vivente.
La musica di Sciarrino sembra espandersi da uno zero assoluto indagando in tutte le direzioni quella zona di confine, quella terra di mezzo tra suono e silenzio, tra azione e staticità, che è diventata la sua cifra compositiva.
Amante della pittura e a sua volta disegnatore precocissimo di indubbio talento, Sciarrino spesso cita la sua passione per l'arte informale che ha attraversato in gioventù proprio partendo da Burri. «Quello che mi ha appassionato della pittura - confidava a poche ore dalla consegna del Leone d'Oro - è stato riuscire a vedere, cosa che poi ho trasferito anche nella mia ricerca musicale, i collegamenti tra gli opposti, tra l'informale che veniva chiamato astratto (e invece era concreto perché aveva a che fare con la materia) e la visione ordinata e fisiologica della realtà dei pittori figurativi».
Proprio nell'esperienza giovanile della pittura, astratta e figurativa, trova origine in Sciarrino il concetto di “spazio” nella musica e di silenzio come luogo sonoro da abitare ed esplorare. «Dico sempre ai miei allievi - spiega - che il mondo di oggi è troppo schematico, tende a separare i diversi aspetti della cultura finendo per irrigidirli in monumenti distanti dalla vita di tutti i giorni. Invece la grande musica, i grandi compositori, da Beethoven a Stockhausen, da Scarlatti a Wagner, a cui a fianco metto anche quelli della musica leggera, devono essere figure vicine, amiche, da “frequentare” ogni giorno. Anche la scienza come le arti tende a fare separazioni, invece c'è bisogno di un nuovo umanesimo in cui tutto sia più vicino, contiguo, in dialogo, altrimenti tutta la cultura va a fondo. L'arte è trasformazione. Non bisogna escludere il passato dal presente, ma saperlo trasformare per andare oltre. Nell'ultima opera a cui sto lavorando parlo in modo esplicito dell'aspetto erotico-seduttivo della vita. Come dice Don Giovanni, divertirsi vuol dire fare anche all'amore. Anche questo significa recuperare la ricchezza della nostra identità passata, fingere che non esista sarebbe assurdo».
Se in Sciarrino c'è già l'anti-Sciarrino, come al compositore siciliano piace sottolineare in virtù della sua innata passione per l'eresia, il silenzio sembra essere una costante del suo percorso musicale, anche se talvolta viene inteso come sua antitesi. «Il silenzio non è un buco nero che assorbe e annulla - spiega -, è semplicemente quello che noi mettiamo in secondo piano. Quindi ci può essere un silenzio rumorosissimo. Quando ad esempio parliamo con qualcuno in discoteca, riusciamo a sentire le parole dell'altro nonostante il frastuono ci sommerga perché la nostra attenzione riesce a mettere in primo piano quei brandelli di parole percepiti a stento che il cervello poi ricostruisce per intero. Ecco il silenzio è tutto quello che sta intorno, mentre quello che ci diciamo è la musica».
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