Sebastian Catana: «Rigoletto non è cattivo»

Il 25 novembre si apre la stagione del teatro lirico triestino con una delle opere più popolari di Giuseppe Verdi
Di Rossana Paliaga

TRIESTE. L'apertura della stagione lirica del Teatro Verdi è ogni anno l'evento (anche mondano) più atteso dai melomani triestini. Quest'anno si inizierà il 25 novembre, alla corte del Duca di Mantova con Rigoletto, uno dei capolavori della cosiddetta trilogia popolare di Giuseppe Verdi. La direzione è affidata a Fabrizio Maria Carminati, un atteso ritorno dopo il successo di Norma nella scorsa stagione, la regia dell'allestimento dell'Opera di Montecarlo è di Jean-Louis Grinda. Il cast è particolarmente interessante, a partire dal baritono Sebastian Catana che si sta preparando con grande sensibilità e passione a entrare nelle ombre dell'umano tormento e della dolorosa deformità del protagonista. Formatosi tra Cluj, dove è nato, e gli Usa, dove si è trasferito diciottenne, ha debuttato alla Carnegie Hall ed è salito più volte anche sul palco del Metropolitan. Secondo lui però, per interpretare al meglio le grandi opere italiane occorre conoscere la lingua, come ha fatto cantando spesso sui grandi palcoscenici del nostro paese. Altrettanto attesa sarà l'esibizione di un beniamino del pubblico triestino, il tenore Antonino Siragusa che debutterà nel ruolo del gaudente Duca di Mantova. A cantare del "Caro nome…" sarà il soprano polacco Alessandra Kubas-Kruk, legata fin dall'inizio della sua carriera al personaggio di Gilda. Nel leggendario quartetto "Bella figlia dell'amore" si potrà inoltre ascoltare la voce di Antonella Colaianni come Maddalena, mentre il sicario Sparafucile sarà Giorgio Giuseppini . Catana ritorna a Trieste dopo I due Foscari, stavolta per dare vita a un ruolo con il quale ha debuttato recentemente a Bratislava e che ha poi interpretato anche a Düsseldorf. Nei suoi pensieri ci sono grandi modelli, da Tito Gobbi a Leo Nucci, fino a Renato Bruson, le cui interpretazioni gli regalano le emozioni più grandi, e nel suo curriculum ci sono già molti titoli verdiani, che sono in fondo una «tradizione di famiglia»: «I miei genitori erano cantanti - spiega Catana - In Romania mio padre è stato uno dei grandi baritoni e cantava questo repertorio. Io sono cresciuto in questo ambiente e fin da piccolo ho amato il repertorio italiano, specialmente Verdi».

Che ha dedicato alla voce di baritono un'attenzione particolare, destinandole personaggi carichi di significato.

«Ma anche di grande soddisfazione. Direi che Verdi ha "creato" questa voce perché fino a lui non era così ben definita. Secondo me Verdi ha scritto per baritono le pagine più belle».

E Rigoletto è il ruolo che segna la maturità artistica di un cantante.

«È un ruolo che vocalmente si può affrontare anche da giovani, ma per costruire il personaggio bisogna prima passare attraverso molti altri ruoli e avere una certa maturità sul piano della recitazione. Forse non è necessario, ma certamente aiuta capire anche, provandolo nella vita reale, cosa significhi essere un padre, sebbene imperfetto come Rigoletto e come molti altri padri verdiani: Germont, Amonasro...».

La deformità di Rigoletto dovrebbe essere lo specchio della sua anima, ma cosa dovremmo dire allora dello spregevole Duca di Mantova o della "vil razza dannata" dei cortigiani? Chi è veramente cattivo in Rigoletto?

«È la bellezza di quest'opera. Verdi e il librettista Piave ti lasciano la possibilità di scegliere. Secondo me la deformità fisica di Rigoletto è necessaria, in quanto giustifica il fatto che non possa fare un mestiere "normale". Dovendo proteggere la figlia da un ambiente insidioso, la tiene nascosta. È costretto ad apparire il più velenoso possibile, perché è parte del suo ruolo di buffone di corte. Ma non è, come dice il Conte di Ceprano, un'anima nera».

Cosa vedremo invece nell'allestimento?

«Rigoletto mantiene tutte le sue caratteristiche, compresa la gobba, ma la storia è spostata di qualche secolo, si svolge nell'800. Il regista ha lavorato molto sul rapporto tra i personaggi. La regia è interessante, perchè non è completamente classica. Provo sempre a immaginare come avrebbe potuto reagire Verdi stesso, così sensibile ai dettagli di regia, di fronte ai diversi allestimenti. Penso sarebbe molto contento di questa produzione».

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