Sedmach, il segreto della condizione umana

“Heimlich” raccoglie nuove opere dell’artista triestina da oggi allo Spazio 5

TRIESTE. «Heimlich è una di quelle parole della lingua tedesca che racchiudono in sé anche il proprio contrario. Heimlich, segreto, è l'intimo, ben protetto focolare, baluardo di sicurezza. Ma nello stesso tempo è anche ciò che è clandestino, assai prossimo, in questa accezione all'Unheimliche, l'inquietante, il perturbante». Così scrive Ernst Jünger, nel suo "Trattato del ribelle", parlando del bosco come di uno spazio intricato, segreto, pieno di sentieri interrotti; uno spazio sacro in cui l'uomo incontra se stesso, riscoprendo le forze primordiali della vita; una terra selvaggia che ognuno ha dentro di sé e ognuno, volendolo, può ritrovare.

"Heimlich" è anche il titolo della mostra che si inaugura oggi, alle 18.45, allo Spazio 5 di via Giulia, con una serie di opere su carta e un grande olio dell'artista Manuela Sedmach.

Il filo che lega i lavori è proprio quello che, richiamando il pensiero di Jünger, viene a indagare il segreto della condizione umana e la sacralità del rapporto dell'uomo con la natura, e quindi con se stesso e la propria libertà. «Cercare di slacciarsi dal pensiero imposto dalla società anche a scapito della propria tranquillità - spiega l'artista- è un percorso spirituale. Vivere la propria vita, e non quella di altri, presuppone una presa di coscienza e una lotta interiore».

Una lotta che ricorda quella di Giacobbe con l'angelo, quella di Gesù nel deserto, quella degli asceti nella loro più totale solitudine, in un avvicinamento verso l'assoluto, verso il nulla, oltre il "meridiano zero" di cui parla ancora Ernst Jünger.

Perchè i lavori di Manuela Sedmach possiedono la capacità di esprimere il senso dell'infinito proprio di un deserto, il senso della profondità di un mare, dell'immensità di un cielo, nella ricerca di un avvicinamento al nulla più assoluto.

Dal nero più cupo del fondo attraverso una serie di velature successive e sempre nuove sovrapposizioni di colore, di bianchi e di terra di Siena, l'artista riesce a creare opere ricche di luce, in un alternarsi di grigi più scuri e più chiari, più densi e più rarefatti, che aprono lo spazio a dimensioni ulteriori, ad atmosfere inedite, ad astrazioni ipnotiche. E se di fronte ai suoi oli di grande formato è facile perdersi con lo sguardo in un silenzio pieno di significati che ci assorbe, difronte alle sue carte, più piccole, si ha la sensazione di trovarsi davanti a delle pagine di un diario: un diario intimo e prezioso, "segreto", affascinante e perturbante al tempo stesso.

«Gli effetti tra una superficie di carta e una tela sono diversi - spiega ancora l'artista -, ma l'importanza dell'opera e della ricerca è equivalente; sicuramente la risposta del materiale è differente,ma il mio messaggio e in qualche modo il mio desiderio rimane, appunto, uguale."

La mostra, curata da Vania Gransinigh e Manuel Fanni Canelles, rimarrà aperta fino al 16 giugno. Info: spazio5.italia@gmail.com;

www.spazio5.net

Franca Marri

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