Siri Hustvedt e la cura dei ricordi per trovare un senso al presente

«So di conservare innumerevoli ricordi sbagliati, ricordi ammantati di desideri». Così scrive S.H., “la scrittrice anziana”, oggi “una calma colta signora” che in “Ricordi del futuro” di Siri Hustvedt (Einaudi, traduzione di Laura Noulian, 346 pagine, 21 euro) ci porta di storia in storia nelle strane regioni della memoria.
S.H. ha sessantadue anni e vive negli Stati Uniti, terra, dice, «di pistoleri solitari armati fino ai denti». In una sua visita alla vecchissima madre ormai persa nel tempo, che le concede ancora meravigliosi sprazzi di inconsapevole poesia (« ho nostalgia dell’elasticità dei miei passi») ritrova un taccuino (siano benedetti i taccuini in letteratura!) che risale al suo primo periodo di vita a New York. 1978, una giovane donna con alle spalle tante letture, una passione che la accompagnerà sempre per la Baronessa Elsa Von-Freytag Loringhoven (morta nel ’27, icona del dada, una «tenera furia che sapeva di essere un pugno in faccia, una ginocchiata all’inguine, una bomba che ride») e in testa il sogno di trovare «una storia che le canti dentro».
Dal taccuino emergono fatti che smentiscono alcuni dei suoi ricordi e altri ne risvegliano. D’altra parte, dice, «ho sempre pensato che la memoria e l’immaginazione siano una sola facoltà». In quel primo periodo di sostanziale solitudine S.H. tenta un manoscritto con protagonisti due giovani improbabili detective, ma soprattutto ausculta (letteralmente, uno stetoscopio poggiato al muro) quella che le suona come la tragica disperazione della sua vicina Lucy. Una cantilena di “sontrist”, una figlia perduta e frasi sconnesse su cui S.H. inevitabilmente costruisce una storia. Poi incontra Whitney e altri amici con cui sperimenterà la città magica e sentirà la potenzialità del futuro che oggi rimpiange: «il mio nome è Avrebbe Potuto Essere, ma mi chiamo anche Non Più, Troppo Tardi e Addio». Con loro visita la mondanità fino a incontrare colui che la sbatterà contro il muro in un tentativo di stupro e le toglierà il fiato per molto tempo. Saranno proprio Lucy e le sue bizzarre amiche a fermare l’aggressore e a rivelarsi poi come benefiche streghe moderne, desiderose di affiliarla perché, lo sanno per certo, «lei ha il sentimento».
Nel libro ci sono molte citazioni colte che spaziano dalla filosofia all’arte alla contemporaneità, ci sono film, libri e poesie, ci sono dolcissimi ricordi d’infanzia, un coltello che si chiama “baronessa”, una buona dose di orgoglio femminile, Sherlock Holmes e Trump. C’è soprattutto un’anziana scrittrice che cerca nella memoria un senso futuro al presente. “Ciò che fu è. Ciò che è fu”.
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