Slavoy Žižek: «La pedofilia è connaturata alla Chiesa»

Il filosofo sloveno illustra la sua tesi provocatoria e controcorrente  sul fenomeno in un libro pubblicato da Mimesis
Priest ordinations at Notre-Dame de Paris cathedral.
Priest ordinations at Notre-Dame de Paris cathedral.



La pedofilia? Una piaga della Chiesa intrinsecamente connessa alla natura di questa istituzione. Tale è la tesi, netta e provocatoria, del filosofo sloveno Slavoy Žižek, del quale la casa editrice Mimesis manda in libreria un saggio dal titolo “Pedofilia. Il segreto sessuale della Chiesa” (pagg. 118, euro 9). L’autore prende le mosse da uno scandalo che ha coinvolto la Chiesa cattolica croata: nell’orfanotrofio Alojzije Stepinac, gestito dalla Caritas di Brezovica (vicino Zagabria), sono stati scoperti casi di gravi abusi sessuali. La reazione è stata quella solitamente tenuta dalla Chiesa in situazioni analoghe: prima negare e poi, di fronte all’evidenza e alla pressione mediatica, rimuovere i responsabili della struttura. Sempre opponendosi il più possibile, però, alle ispezioni governative negli orfanotrofi cattolici, quasi che essa godesse, come avveniva in passato, di una sorta di privilegio di extraterritorialità.

Tuttavia Žiek va oltre il singolo caso (e altri analoghi che si potrebbero ripercorrere), per affermare che questi crimini sessuali fanno parte dell’identità stessa della Chiesa come istituzione. Che cosa lo spinge a crederlo? «Non gli atti in se stessi, ma il modo in cui la Chiesa reagisce quando vengono scoperti, il suo atteggiamento difensivo, il suo lottare per ogni centimetro che le tocca concedere; il fatto che liquidi le accuse come scandalismo, come propaganda anticattolica; che faccia tutto il possibile per minimizzarli e isolarli; che offra ritrattazioni condizionali (“ se i crimini sono stati commessi davvero, allora, naturalmente, li condanniamo”); l’assurda pretesa che la Chiesa debba essere lasciata libera di trattare i problemi a modo suo; le “eleganti” soluzioni burocratiche che non fanno male a nessuno (i responsabili sospesi per motivi di salute o per una normale riorganizzazione amministrativa)». L’autore non è neppure d’accordo con quanti affermano che consentire ai preti di sposarsi risolverebbe il problema, quasi che in quel modo un’energia sessuale oggi repressa potesse incanalarsi in modo naturale verso la relazione con una persona adulta: «Consentire ai preti cattolici di sposarsi non risolverebbe niente, essi non svolgerebbero il loro compito senza molestare i ragazzini, perché la pedofilia è generata dall’istituzione cattolica del sacerdozio come sua “trasgressione intrinseca” , come sua oscena appendice segreta».

Per avvalorare la propria opinione, Žiek fa riferimento alla categoria psicanalitica di «inconscio istituzionale»: «Tale inconscio istituzionale è una categoria chiave della critica dell’ideologia: designa il sottofondo osceno, disconosciuto, che, proprio in quanto disconosciuto, sostiene l’istituzione pubblica. Nell’esercito, questo lato nascosto consiste nei riti osceni sessualizzati del nonnismo che sostengono la solidarietà di gruppo. In altre parole, non solo per ragioni conformiste la Chiesa cerca di soffocare gli scandali pedofili; nel difendere se stessa, la Chiesa difende il suo più intimo segreto osceno. Ciò significa che identificarsi con questo lato oscuro è una componente chiave dell’identità di un sacerdote cristiano: se un prete denuncia seriamente (non solo retoricamente) questi scandali, si esclude in modo automatico dalla comunità ecclesiastica».

Quello di Žiek potrebbe a tutta prima sembrare un attacco a testa bassa alla Chiesa cattolica. In realtà, fatta la tara a una certa estremizzazione dei concetti, alcune delle cose che scrive consuonano con quanto ha detto più volte lo stesso papa Bergoglio quando si è trovato a trattare il tema degli abusi commessi da parte di religiosi: essi non sarebbero tanto figli del permissivismo sessuale diffusosi nella società contemporanea e da lì transitato agli stessi ecclesiastici (come opinava Ratzinger), quanto piuttosto conseguenza del clericalismo, che è la perversione di chi interpreta il servizio alla comunità (quale dovrebbe essere il sacerdozio) come posizione di potere. —



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