“Sporchi e subito” giovani sulla scia di Yole Signorelli

L’avevamo conosciuta con “Romanzo esplicito” a firma di Fumettibrutti, al secolo Josephine Yole Signorelli. Ci aveva già sorpreso ma ha ricaricato la dose con “P. La mia adolescenza trans”, diventando la fumettista più in voga e chiacchierata dell’ultimo anno, un’icona trasgender con migliaia di follower sulla carta e sui social. D’altra parte Fumettibrutti ci sa fare, dalla sua ha la tecnica, il talento, un filo di arguzia e parecchio da dire con le sue linee appositamente trasandate, ma Signorelli sa disegnare, non a caso anni fa si guadagnava da vivere copiando quadri famosi, ormai questa è storia passata. Oltre a produrre i suoi “brutti fumetti”, sempre per Feltrinelli Comics, Signorelli cura ora un’antologia, in linea con la sua poetica: “Sporchi e subito” (pag. 144, euro 16), undici giovanissimi con diverse esperienze, diversa mano e tecnica, con un unico denominatore: il fuori schema. Sporchi possono essere i tratti, i protagonisti, le storie. Perché si sa, l’arte ha il compito di rovesciare le prospettive, di far saltare i luoghi comuni e Fumettibrutti questo sa farlo, di conseguenza sa riconoscerlo. Quindi a compilare la collezione: Antonia Caruso e Percy Bartolini, Chiole, Andrea De Franco, Michele De Stefano, Gianluca Giovannini, Roberta Muci, Giulia Cellino, Michela Rossi, Walter Petrone e il friulano Gianluca Ascione. A introdurli c’è lei, Fumettibrutti, che con nonchalance su strisce gialle ci dice come abbia scelto queste dieci storie in cui non c’è «nessun messaggio particolare», se non – potremmo aggiungere – una sorta di turbamento da codice disturbante. L’esperienza degli autori è diversa, c’è chi ha pubblicato solo nei social, c’è chi ha già editato i suoi disegni, quasi tutti ventenni e quasi tutti impigliati nell’inclinazione esistenziale, con diversa resa. Spicca Michela Rossi (in arte Sonno) e la sua trama di termosifoni e corpi accesi, dove si esclude ogni retorica che coniughi amore e sesso e dove il sesso, appunto, non sempre ha a che fare con l’amore. Provocazioni scatologiche sono apprezzabili in Chiole, nella linea diretta tra disegno e parole, dove l’uno si adegua all’altra con una certa consapevolezza. C’è chi invece ci restituisce una vena lirica (Giovannini e Cellino), al contrario dell’ironia di De Stefano e della sua dimensione più materica, fino alla raffinatezza tecnica di Bertolini (su testo di Caruso), abitata da un esistenzialismo che cerca di uscire di casa per dirci qualcosa di più. Naturalmente non mancano omaggi e suggestioni: il friulano Ascione ha in mente Andrea Pazienza, Petrone (in arte Wallie) evoca Rat-Man con quache scheggia di Baronciani, mentre Roberta Muci (Joel1) richiama Davide Toffolo. Puntano l’occhio su una realtà sporca e soprattutto: subito. Voci che potrebbero configurarsi anche in una nuova scuola d’autori, come osserva Valeria Parrella nell’introduzione . —
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