Steinberg e Krylov, sintonia da violinisti per Beethoven

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i protagonisti

Trieste

Due personalità forti, entrambi violinisti (per formazione e per vocazione), due artisti che troveranno una sintonia su visioni molto ben definite della scrittura beethoveniana, loro comune denominatore nel concerto di apertura della stagione sinfonica del Teatro Verdi di Trieste: il direttore Pinchas Steinberg e il solista Sergej Krylov hanno fatto chiaramente comprendere la lucidità del loro approccio e la forza di carattere in un incontro informale con la stampa che vuole essere l’inizio di una serie di presentazioni degli artisti impegnati nella stagione corrente.

Sul palcoscenico triestino Steinberg è in qualche modo di casa: qui oltre trent'anni fa ha diretto la sua prima opera, il Sansone e Dalila, con Cossutta nel ruolo del protagonista. Con l'orchestra del Verdi affronterà stavolta un capolavoro iconico come la Quinta Sinfonia, brano sul quale pesano quintali di esegesi sentimentali per il famoso “tema del destino”, ma soprattutto anni di leggendarie interpretazioni, impresse nelle orecchie di ogni musicofilo. Secondo Steinberg il segreto sta nel tempo, quello scelto per dirigere e quello trascorso tra l’epoca del compositore e il nostro secolo: due mondi a velocità diversa e dove gli strumenti hanno sonorità agli antipodi. E il risultato deriva dal bagaglio di esperienze, consapevolezza storica e culturale di ogni direttore, dal suo rapporto personalissimo con la partitura.

Nella prima parte del concerto di stasera e domani salirà sul palco Sergej Krylov, insigne erede di una scuola russa che ha radici profonde nella storia dell’ex Urss ed è oggi presente con le sue virtuose ramificazioni in tutto il mondo. Il celebre solista ha una frequentazione assidua con il repertorio beethoveniano e considera il concerto in re maggiore op. 61 «il numero uno, probabilmente il più difficile», anche perchè «la musica di Beethoven rimarrà sempre superiore a tutto quello che riusciremo a fare come artisti per avvicinarci all’interpretazione più perfetta e assoluta. Possiamo soltanto impegnarci al massimo per cercare di toccare il cielo». —

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