Storia e leggenda della nave Artiglio

Mentre Trieste dedica una mostra alla storia dei palombari triestini, allestita nelle sale del Museo postale della Mitteleuropa, a cura di Gianluca Minguzzi, l’editrice La Mandragora manda alle stampe un libro di Fabio Vitale che ricostruisce un altro capitolo di storia del mare e degli uomini che lavorano in fondo al mare. “Artiglio - Il relitto ritrovato” (pagg. 81, Euro 15,00) racconta, come recita il sottotitolo, “La storia della più famosa nave recuperi subacquei italiana raccontata dai reperti riemersi dal naufragio”. L'Artiglio era una nave recuperi a vapore della società armatrice Sorima (Società Ricuperi Marittimi) di Genova fondata nel 1926 da Giovanni Quaglia, con lo scopo di recuperare i carichi delle navi affondate dagli austro-tedeschi durante la Prima guerra mondiale. La nave affondò per un incidente nel dicembre del 1930 durante i lavori di demolizione del relitto della nave Florence, carica di munizioni. L’esplosione del munizionamento mandò a picco l’Artiglio e tutto il suo equipaggio. Il relitto venne individuato nel 1983, ed è a partire dagli oggetti di bordo recuperati che Fabio Vitale, ricercatore, collezionista e consigliere dell’Historical Diving Society - Italia, ricostruisce la storia della nave e dei palombari che la resero famosa nel mondo. Un’altra nave della Sorima ribattezzata Artiglio II, poco dopo sarebbe entrata letteralmente nel mito con il recupero del tesoro - monete e lingotti d'oro destinati alle banche dell'India - dal relitto del piroscafo inglese Egypt, adagiato a una profondità di 130 metri. —

p.s.

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