Strehler tra Goldoni e Mozart
A Palazzo Reale di Milano foto, video, costumi, scene: il laboratorio del regista triestino

Video, fotografie, bozzetti, figurini, elementi di scenografia, costumi, articoli di giornale, lettere: tanti e diversi i materiali riuniti nella mostra allestita a Palazzo Reale di Milano per celebrare il grande teatro del regista triestino Giorgio Strehler, nel ventesimo anniversario della sua scomparsa.
“Strehler fra Goldoni e Mozart” è un’esposizione dove immagini, suoni, parole, vogliono portare a pensare e partecipare lo spettatore in prima persona; una mostra-laboratorio, dove ricerca e invenzioni sono proposte direttamente al pubblico, come un lavoro che continua e vuole andare oltre.
All'interno di Palazzo Reale, non c'era luogo migliore per ospitarla della grande Sala delle Cariatidi che reca ancora i segni del Secondo Conflitto Mondiale. Era infatti il 1945 quando Strehler dalla Svizzera, dove si era rifugiato negli anni della guerra, ritornò a Milano, dove era giunto da ragazzino con la madre, si era laureato in giurisprudenza e diplomato attore all'Accademia dei Filodrammatici. Due anni dopo, nel 1947, insieme a Paolo Grassi e Nina Vinchi fonda il Piccolo Teatro di Milano, per far risorgere la città dalle macerie della guerra con la forza e la passione della cultura teatrale.
Il 24 luglio di quell'anno debuttò l'“Arlecchino servitore di due padroni”: il ruolo di protagonista venne affidato a Marcello Moretti, che lo lascerà, poi, a Ferruccio Soleri. Lo spettacolo fu un enorme successo, tanto da andare in tournée in tutto il mondo, dall'America latina alla Cina, ed essere presentato alle più importanti manifestazioni culturali internazionali. Più di 2200 da allora a oggi le repliche dello spettacolo giunto alla sua XIII edizione, anche se l'ultima ad avere la firma di Strehler fu la decima: una fila di candele vengono accese all'inizio di ogni rappresentazione e spente al suo termine, a fare da filo conduttore tra il teatro moderno e la perduta tradizione della commedia dell'arte.
Nella mostra milanese non poteva dunque mancare la figura di Arlecchino accanto alla grande statua del Commendatore del Don Giovanni, «a richiamare la doppia storia del teatro del Settecento – scrive il curatore Lorenzo Arruga - vissuta e proposta da Strehler come se nei due mondi, d’allegria e di tragicità, di luce e di buio, i due personaggi si inseguissero e quasi si confondessero».
Goldoni e Mozart: su questi due autori si è concentrato il lavoro essenziale di Strehler per Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro dal '98, che ha suggerito il tema dell'esposizione; un lavoro che ha segnato un percorso artistico e umano unico per originalità e importanza nel contesto del teatro e del teatro musicale del Novecento. «Nello specchio lontano del Settecento - scrive ancora il curatore - dove Goldoni insegnava la ricchezza primitiva dei poveri e Mozart la disordinata inquietudine dei potenti, Giorgio Strehler cercava il nostro tempo e se stesso e oltre».
Sette quindi sono gli spettacoli prescelti, volti a riassumere il percorso del regista: “Arlecchino servitore di due padroni”, “Le baruffe chiozzotte” e “Il campiello” di Goldoni, “Il ratto dal serraglio”, “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte” di Mozart.
Lungo le pareti, tra gli elementi architettonici, le finestre e gli specchi, si trovano le grandi fotografie di scena, gli oggetti utilizzati negli spettacoli, pannelli con riflessioni su ogni pièce. Davanti, diciannove preziosi costumi vestono splendidamente dei manichini atteggiati, «come se una compagnia di attori avesse invaso il palazzo».
Due schermi trasmettono le sintesi dei vari spettacoli e le testimonianze di chi vi ha lavorato; un ulteriore video propone un approfondimento sugli scenografi Luciano Damiani ed Ezio Frigerio e un intervento di Strehler sulle “Le nozze di Figaro”.
Nella sala è stata allestita anche una pedana (quella dell’Arlecchino) su cui si alternano gli interventi di diversi ospiti legati a Strehler e al suo mondo come ad esempio gli attori Sonia Bergamasco, Ferruccio Soleri e Pamela Villoresi o la costumista Franca Squarciapino.
Da ultimo c'è il ricordo di “Così fan tutte”, l'opera mozartiana che doveva aprire la nuova sede del Piccolo Teatro, quello che adesso si chiama Teatro Strehler. Il regista vi lavorò fino alle sue ultime giornate; si congedò dai suoi collaboratori dando appuntamento al 28 dicembre ma morì nella notte di Natale.
Dai diari delle prove sappiamo che così si era inizialmente rivolto alla compagnia: «Vi dico subito che non sarà facile farlo, ma che non dovete avere paura. Occorre essere freschi, spontanei, felici, avere dentro la voglia di giocare, ma anche essere sereni, questo sì, perché quest’opera è così cara al mio cuore e mi sembra così grande». La rassegna rimarrà aperta fino al 4 febbraio. Le fa da corredo un catalogo (edito da Skira) che raccoglie le emozioni, le rivelazioni, i ricordi e le scoperte di una meravigliosa stagione milanese e di uno straordinario, indimenticabile regista.
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