“Sublime Canova”, al Correr un percorso nella creazione

Obiettivo del progetto di restauro delle opere conservate al museo veneziano è la fruizione organica e unitaria dell’opera del grande artista di Possagno
Di Giovanna Pastega

VENEZIA. «Ho letto che gli antichi, una volta prodotto un suono, erano soliti modularlo, alzando e abbassando il tono senza allontanarsi dalle regole dell'armonia. Così deve fare l'artista che lavora ad un nudo». Con questa similitudine Antonio Canova descriveva la modulazione dei gesti che la mano dello scultore deve saper produrre quando dal freddo silenzio del marmo fa emergere come una musica le forme di un corpo umano. Non a caso il processo creativo del grande scultore veneto assomigliava a un'esecuzione musicale, articolandosi come in un crescendo: dallo schizzo al disegno, per poi passare al bozzetto in terra cotta o cruda, o in cera, sino al modello a grandezza naturale in creta e poi in gesso, per giungere infine alla forma marmorea dell'opera che, sbozzata dai lavoranti, veniva finita solo dalla mano dall'artista, unico capace di infondere alla materia il soffio vitale e i segni del “sublime”, quel concetto che il grande storico dell'arte Carlo Giulio Argan definì come “una realtà trascendentale”, la cui soglia, una volta varcata, fa dileguare le sensazioni visive “per lasciar trasparire come in una visione messianica i segni o simboli delle verità supreme”.

Alla “sublime” bellezza delle creature marmoree di Canova, veneziano nell'anima (seppur nato a Possagno) e internazionale nella fama, i Musei Civici Veneziani dedicano un importate progetto di restauro delle opere conservate al Museo Correr, nonchè di restyling del percorso espositivo.

Obiettivo principale del progetto “Sublime Canova” è la fruizione organica e unitaria dell'opera dell'artista attraverso un percorso cronologico e una sorta di immersione nel processo creativo del grande scultore. Il Correr, oltre a custodire documenti, strumenti di lavoro e oggetti personali dell'artista, possiede un cospicuo numero di opere frutto delle diverse fasi creative e di varie tecniche espressive e di lavoro: dai marmi autografi di “Orfeo e Euridice” e “Dedalo e Icaro” ai bozzetti di “Ettore”, di “Paride” e di “Amore e Psiche”, ma anche gessi, dipinti ad olio o monocromi a tempera, disegni di studio e finiti, nonché la serie completa di lastre a bassorilievo.

«Una delle chiavi di lettura dell'opera canoviana che vogliamo proporre - spiega il direttore del Correr, Andrea Bellieni - è il profondo legame tra l'artista e Venezia. La nostra raccolta lo testimonia, sia perché è composta da opere che sono state donate alla città da Canova stesso, o da veneziani illustri che furono tra gli scopritori e i primi collezionisti del celebre scultore, sia perché contiene i segni tangibili di quello che può essere definito il culto canoviano. Alla morte dello scultore si moltiplicarono nei suoi confronti gesti di pubblico ossequio e quasi di venerazione: dalla tomba ai Frari al “mobile Canova”, una sorta di altare laico a lui dedicato. Il celebre scultore - prosegue - venne percepito e mitizzato sempre di più come l'ultimo grande erede della tradizione della Serenissima e al contempo come il primo grande artista d'Italia di calibro europeo, fino a diventare una sorta di manifesto dell'indipendenza e della grandezza passata di Venezia, di cui l'ideologia risorgimentale non faticò ad impossessarsi. Non dimentichiamo che, per il suo prestigio Canova, scultore ufficiale di Napoleone, dopo la sua caduta riuscì a trattare e ottenere la restituzione di molte opere d'arte che i francesi avevano portato via all'Italia. Insomma, fu l'ultimo grande veneziano e il primo grande europeo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo