Sul Molo Audace dove la musica del pianoforte saluta un’alba d’estate

TRIESTE Ho un privilegio. Nonostante la precarietà e le difficoltà del mio lavoro, la costante frequentazione della musica che questo lavoro comporta è un privilegio.
Trieste è una città seducente, pericolosamente seducente tanto da farti dimenticare, talvolta, il resto del mondo.
Ogni tanto mi sforzo, di ignorare l’abitudine e la memoria visiva ed emotiva del rapporto con i luoghi per cercare di provare a vedere la città come se fosse la prima volta e, vi assicuro, fa un certo effetto….
Ma è di un rapporto speciale con alcuni luoghi di Trieste e con uno in particolare di cui voglio parlarvi, ed ecco che la musica e il mio privilegio c’entrano, e tanto.
Da molti anni organizzo eventi musicali durante il periodo estivo in alcune delle zone più suggestive di Trieste.
Quando un luogo, anche quelli che conosciamo bene e frequentiamo, diventa lo spazio per la musica subisce una significativa trasformazione. Non è solamente un fatto di strutture ed allestimenti tecnici ma sono l’atmosfera e le energie speciali che si creano, generate dalla performance e dalla partecipazione fisica ed emotiva del pubblico, che modificano profondamente l’ambiente.
Piazza Verdi, tranquilla ed austera durante l’anno diventa un vero teatro all’aperto, le cui pareti sono la facciata del Verdi e quella del palazzo del Tergesteo, con un grande palco rivolto verso Piazza Unità, posti a sedere, uno spazio molto capiente ma nello stesso tempo accogliente ed elegante.
Il Bastione Rotondo del castello di San Giusto è un teatro con la scenografia al contrario: chi suona sul palco lo fa rivolgendosi oltre che al pubblico presente, alla città intera ed ad un orizzonte infinito verso il mare.
Racchiuso e protetto dalle mura imponenti del Castello il Piazzale delle Milizie è testimone di infinite stagioni di spettacoli.
Ma è soprattutto del Molo Audace che voglio parlare: del concerto all’alba sul Molo nel mese di agosto.
Tutti, credo, abbiamo passato momenti particolari sull’Audace.
Passeggiate romantiche, momenti di solitudine meditativa che implicano l’allontanarsi dalla città per poi osservarla circondati dal mare – è fondamentale l’angolazione con cui si osserva la città. Pensate alla recente accessibilità del Porto Vecchio che ora ci permette di vedere Trieste con una prospettiva nuova, diversa da come siamo da tempo immemorabile abituati: solo una suggestione visiva, o è forse l’opportunità di una mutazione psichica ?
Ma il concerto, quel concerto è un esperienza speciale.
L’ora innanzi tutto: le 4.50. Inizia nel buio della notte e termina nella luce del giorno. La città è immersa in un silenzio che si può sperimentare solo in quei momenti di passaggio tra l’oscurità e il sole. Il traffico è interrotto sulle rive.
E poi Il pianoforte. Tutti siamo abituati a collocare l’imponenza nera e lucida di questo strumento su un palcoscenico, in una sala da concerto, qui lo troviamo appoggiato sui ruvidi masegni in un contesto che non gli appartiene ma che poi conquisterà totalmente con il suo suono.
E il pubblico. Tanti che arrivano già alla sera decidono di passare la notte attrezzati con coperte e generi di conforto, si raccolgono piano piano in silenzio, a migliaia ormai, fino al momento dell’inizio e quando la musica parte (molti dei migliori pianisti jazz si sono passati il testimone in questi anni) l’attenzione è totale e quello che accade si trasforma in un esperienza unica ed irripetibile.
Ogni “pubblicazione” di un’azione artistica - un romanzo, un libro di poesie, una rappresentazione teatrale, l’esecuzione di un concerto - è un atto rilevante che richiede un assunzione di grande responsabilità, consapevolezza e rispetto della sostanza dell’opera che si pubblica, del pubblico e di sé. Ve lo dico per esperienza: a volte chi si propone per concerti e spettacoli è animato esclusivamente da una superficiale compulsione di protagonismo e privo di qualsiasi realistica coscienza critica . Un concerto in particolar modo si può considerare un atto “liturgico”. Che si tratti di un teatro o della superficie di un molo, lo spazio del palco è luogo “sacro”; la condivisione e la comunione tra chi suona ed il pubblico è necessaria perché la Musica - con la M maiuscola - si realizzi e sia presente.
Le condizioni del concerto all’alba sono straordinarie e la percezione dello spazio assume un nuovo significato: la città non è più lo scenario sullo sfondo ed il molo non è più un semplice braccio di pietra verso il mare.
Prevale un senso di unità e serena bellezza. È un’ opportunità per vivere Trieste in una dimensione che dovrebbe essere necessaria. Vi aspetto all’alba del 9 agosto 2020. —
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