Tedeschi, l’amico di Saba che il poeta “oscurò”

In “Particelle d’oro” versi, bozzetti e disegni di un eclettico personaggio della cultura e della politica

TRIESTE. Ci sono personaggi, in città, che vengono scoperti dopo molto tempo. E talvolta la loro rivalutazione passa attraverso il ruolo che hanno avuto come operatori in un certo contesto culturale o politico, senza tenere minimamente conto delle personali qualità d'artista.

È il caso di Giuseppe Amedeo Tedeschi, personaggio controverso di Trieste, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. Tedeschi, riguardo all'arte, per molto tempo è stato richiamato alla luce come amico e confidente di Umberto Saba, compito che ha assolto con dedizione, ma non certo l'unico.

È merito dell'Archivio e Centro di Documentazione della Cultura Regionale e del Dipartimento di Italianistica dell'Università di Trieste, se nel 2002 fu organizzata una mostra in cui si dava rilevanza non solo "all'amico di Saba", ma anche alla dimensione creativa di Tedeschi, autore di poesie e di sorprendenti bozzetti, schizzi, disegni, tanto da essere richiesti per la pubblicità della ditta Modiano.

Oggi è per merito delle Edizioni Mosetti se è uscita una raccolta antologica, curata da Gianluca Paciucci, che prevede una selezione delle sue opere, sia per i versi che per i disegni. Si intitola "Particelle d'oro" (pag. 106, euro 10,00) e raccoglie molti testi che accompagnano il percorso di questo estroverso personaggio. Un poeta, va detto, che è sempre stato attivissimo nella politica e nella cultura. Ha pagato l'irredentismo con i campi di confino austriaci e successivamente, durante la seconda guerra mondiale, è dovuto fuggire da Trieste per evitare le persecuzioni raziali.

Eppure la vitalità di Tedeschi è dirompente, sempre espressa in versi scarni e asciutti, come osserva Elvio Guagnini in prefazione. Ma oltre a ciò ogni sezione riserva una breve introduzione di Paciucci, per niente accademica e quindi chiara. Paciucci ci informa su questioni di poetica e di vita: la causa del socialismo, la grande guerra, la sua attività giornalistica a "Il Lavoratore", le speranze illuse, il Ventennio e il secondo conflitto mondiale.

C'è indubbiamente un'aria da scapigliatura, ma neanche troppo. Quello che è certo è che Tedeschi fu paragonato a poeti autorevoli come Gian Petro Lucini "quel Lucini che negli anni Settanta del Novecento venne riesumato dall'oblio da Sanguineti", scrive Elvio Guagnini. Un approfondimento del poeta è stato inoltre realizzato dalla tesi di Sandra Di Domenico, un lavoro prezioso sia per la mostra, sia per la raccolta antologica. Ma lo stesso libro ci introduce nella grazia dei versi: "Così cantando la lontana vita / ogni vita si canta ed ogni amore", già questo incipit ne dichiara l'indiscusso talento. Riconosciuto tra l'altro da Saba, per una volta diciamolo: l'amico di Tedeschi.

Mary B. Tolusso

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