Temi esistenziali di un Woody Allen “filosofo”

ROMA. Gli antichi temi esistenziali mai risolti da Woody Allen torneranno in sala dal 16 dicembre con “Irrational Man”, distribuito dalla Warner. E chi meglio di un tormentato professore di filosofia, diviso tra donne e metafisica, potrebbe interpretarli? Si tratta di Abe Lucas (Joaquin Phoenix) che sta vertiginosamente toccando il fondo. Nulla per lui ha più senso: attivismo politico, insegnamento, niente. Ma, oltre due donne, Rita e Jill a risvegliarlo sarà, come raramente capita, una conversazione rubata.
Questa la storia. Dopo essere arrivato in un college di una piccola città per insegnare filosofia, Abe si ritrova sentimentalmente coinvolto con due donne: Rita Richards (Parker Posey), professoressa che vorrebbe che lui la salvasse dal suo matrimonio infelice e Jill Pollard (Emma Stone), la più brava delle sue studentesse. Nonostante Jill abbia un ragazzo Roy (Jamie Blackley) che ama molto, non riesce a non trovare affascinante, anzi irresistibile la personalità torturata ed artistica come il complicato passato di Abe. E questo anche di più quando il professore mostra sempre di più segni di evidente follia.
Però, quando lei prova a far diventare la loro relazione un pò più sentimentale, il professore la rifiuta. Tutto cambia quando Abe e Jill si ritrovano involontariamente ad ascoltare la conversazione di uno sconosciuto e ne rimangono coinvolti. Una conversazione karmica che fa sì che Abe riesce alla fine a ritornare ad apprezzare la sua vita. Una reazione del professore che innesca una reazione a catena che cambierà poi la vita anche di Jill e Rita per sempre.
«Già da quando ero molto giovane e per chissà quale motivo, sono sempre stato attratto da ciò che la gente chiama “le grandi domande”» dice Allen nelle note di regia. «Nel mio lavoro - aggiunge - sono diventate soggetto sul quale scherzare nel caso di commedie, oppure motivo di confronto nel caso di film drammatici».
Un interesse verso la filosofia scaturito anche dalla visione dei film di Ingmar Bergman. «Film che hanno avuto una grande presa su di me - sottolinea il regista -. A quel tempo non avevo ancora letto Nietzsche o Kierkegaard, filosofi molto amati da Bergman, ma quei film mi hanno fatto scattare la molla. Ero affascinato dai suoi film e dalle questioni contenute in essi e dai problemi che affrontavano. E più tardi nel corso degli anni, ho letto un bel po’ di libri di filosofia e sono riuscito a capire con maggiore chiarezza da chi era stato influenzato e quale idee aveva messo in scena. Sono cresciuto divertendomi a leggere filosofi, comparandoli e capendo come si sfidassero e smentissero l'un l'altro nei loro approcci contrastanti verso domande senza risposta».
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