The Original Blues Brothers Band a Pordenone per il cin cin al 2019

The Original Blues Brothers Band, fondata da John Belushi e Dan Aykroyd per accompagnare musicalmente il film di culto di John Landis, uno dei capolavori della storia del cinema al quale parteciparono, in veste di attori-cantanti, James Brown, Aretha Franklin, Ray Charles, Cab Calloway, torna in Italia domani per un’unica data: il capodanno pordenonese in Piazza XX Settembre. A scaldare il pubblico, dalle 22, il dj triestino Marco Bellini. Nella line up brilla Lou Marini, già membro della leggendaria Saturday Night Live, dove nel 1975 John Belushi lo aveva notato nella sezione fiati, ad accompagnare Joe Cocker, Ray Charles e Aretha Franklin. «Per noi è fantastico essere qui a suonare dopo tutti questi anni – dice il sassofonista americano –. Ringraziamo i fan per il supporto continuo. Il fatto è che abbiamo una band splendida, stiamo bene assieme, l’amore circola. Il batterista Lee Finkelstein e io parliamo spesso di quanta gente abbiamo reso felice negli anni con la nostra musica, una vera benedizione».
Come affronta i tour europei?
«Il primo è stato nel 1970, da allora sono solito informarmi su arte, architettura, cibo e cultura andando nei musei, nelle chiese, nei ristoranti e facendo amicizia con persone di ogni paese, immergendomi negli usi e costumi locali. Mi sono sempre sentito a mio agio a viaggiare e ne sono tuttora affascinato».
E l’Italia in particolare?
«Dal 1972, quando suonai con i Blood Sweat & Tears a Roma, ci avrò tenuto più di cento concerti: ovunque ho trovato gentilezza e generosità (e abbiamo sempre mangiato bene). Nel tempo ho anche suonato con Zucchero e Andrea Mingardi, con gran divertimento. Sono italo americano, la mia famiglia arrivò dal Trentino e sono orgoglioso di essere cittadino onorario di Darzo, paese d’origine della mia famiglia: ho ripreso contatto con alcuni parenti di lì nel 2000 e da allora amo ancor di più l’Italia».
Il concerto di domani?
«A Pordenone portiamo l’esperienza di the Original BBs, tonnellate di energia: impossibile non ballare. Suoneremo qualche pezzo nuovo dal nostro ultimo cd “The Last Shade of Blue Before Black” così come gli immancabili classici. Sul palco per qualche brano ci sarà pure Murphy Dunne (pianista anche nel film)».
L’idea dietro al recente “The Last Shade of Blue Before Black”?
«Volevamo rendere omaggio alla nostra storia facendo canzoni che richiamassero il nostro passato. Per esempio, Alan Rubin ha sempre amato “B Movie Boxcar Blues” di Delbert McClinton, così abbiamo trovato un grande pezzo di Delbert, “Cherry Street”. “Minnie the Moocher” di Cab Calloway è un’altra passione, così abbiamo trovato un motivo di Fats Waller, “Your Feet’s Too Big”. E poi abbiamo ripreso Paul Shaffer, Tom Bones Malone, Birch Johnson e Matt Guitar Murphy nella sua ultima performance registrata. Ci sono anche i cari amici Dr John e Joe Louis Walker. È un gran cd live e ne siamo orgogliosi».
Ha collaborato con icone del blues e soul: c’è qualcuno che ha un posto speciale nel suo cuore?
«Tutti lo hanno. Aretha Franklin ne ha uno super speciale, ho suonato per lei ai Grammy, quando ha ricevuto il premio alla carriera, e anche quella volta che sostituì Pavarotti cantando “Nessun Dorma” o nello speciale tv “Duets”. Fantastico anche Eric Clapton, molto generoso quando abbiamo fatto 10 serate alla Royal Albert Hall. Sono stato davvero fortunato ad aver suonato con alcuni dei più grandi».
Le prove più dure?
«Perdere amici come Alan Rubin e Lew Soloff. E poi qualche momento di insicurezza economica, inevitabile nella vita di un musicista free lance».
Il suo 2019?
«Sto provando con una big band a New York e scrivendo nuova musica con loro, vorrei fare un cd con mio figlio e mia nipote, entrambi cantanti fantastici. Adoro ancora essere on the road, e lo sarò tutto febbraio con James Taylor e anche un mese al Caesars Palace di Las Vegas, poi un’altra estate in Europa con i BBs. Tutto bene! (in italiano, ndr)».
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