Tonya, lo scandalo della campionessa di pattinaggio

Gli americani vogliono qualcuno da amare e poi vogliono qualcuno da odiare, in modo semplice. La storia di Tonya Harding, la pattinatrice su ghiaccio protagonista nel 1994 di uno dei più grandi scandali sportivi, racchiude tutto questo. Il film Tonya di Craig Gillespie, in sala in Italia per Lucky Red dal 29 marzo, è reduce dall'Oscar per la migliore attrice non protagonista (Allison Janey) e dei primi ai Golden Globe e agli Independent Spirit Award, dopo i successi a Toronto e al Roma Film Festival. La vicenda fu un caso eclatante e sconvolgente: la promessa del pattinaggio Nancy Kerringan, amica ma soprattutto rivale della Harding, fu colpita al ginocchio da uno sconosciuto e dovette ritirarsi. L'indagine dell'Fbi ricondusse al marito di Tonya e a lei stessa la colpa di aver pagato un killer per aggredire Nancy. Le cose andarono davvero così? Al termine del processo, Tonya fu espulsa dalle associazioni di pattinaggio, le fu vietato di gareggiare, oltre a prigione e risarcimenti. Il film invece inquadra quello scandalo sportivo nel suo contesto e ha anche il sapore della riabilitazione oltre 20 anni dopo. Al di là della vicenda sportiva, il film biografico e drammatico emoziona con il ritratto di questa ragazza di provincia, sui pattini a 3 anni, povera che si cuce i vestiti da sola e ha voglia di arrivare in un mondo classista che rifiuta la sua immagine chiassosa, la sua provenienza da una famiglia disgregata.
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