Torna Ermanno Olmi: «Giro un docu-film sul cardinale Martini»

di Pietro Spirito inviato a PERCOTO «Sto montando un docu-film sulla figura del cardinale Carlo Maria Martini, che è stato una delle persone più avanzate della storia. Anzi lui è sempre stato al...
Di Pietro Spirito
Persereano (UD) 30 gennaio 2016 Premio Nonino, consegna dei premi 2016. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Persereano (UD) 30 gennaio 2016 Premio Nonino, consegna dei premi 2016. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

di Pietro Spirito

inviato a PERCOTO

«Sto montando un docu-film sulla figura del cardinale Carlo Maria Martini, che è stato una delle persone più avanzate della storia. Anzi lui è sempre stato al passo con la storia, siamo noi che siamo rimasti indietro». Parole di Ermanno Olmi, la vera sorpresa della cerimonia di premiazione del quarantunesimo Premio Nonino, l’unico premio capace di mettere insieme cultura contadina e cultura umanistico-letteraria, in un connubio così forte da aver spalancato le porte - dal 1975 ad oggi - a ben cinque Premi Nobel. Olmi - che è nella giuria del Nonino assieme a un pool di super scrittori e intellettuali fra cui Adonis, John Banville, Claudio Magris, Edgar Morin - è riapparso in pubblico dopo un periodo passato in ospedale rinvigorito e pieno di entusiasmo, firmando anche la suggestiva videoclip che ha aperto il rodato cerimoniale delle premiazioni nelle distillerie Nonino di Ronchi di Percoto: un “corto” dedicato alla Terra intitolato “Il pianeta che ci ospita”. Il tempo e le stagioni, i cicli naturali, l’uomo e la natura: nella clip - realizzata da Olmi con frammenti di altri suoi film - un susseguirsi di emozionanti visioni del mondo e delle sue meraviglie si conclude con l'immagine di un'anziana contadina che raccoglie un bimbo nato sotto un cavolo. «Questo video - ha spiegato Olmi -, vuole ricordare che noi crediamo di conoscere il pianeta in cui viviamo, mentre lo conosciamo solo con i piedi, perché lo calpestiamo. E invece, questo luogo che ci ospita offre possibilità straordinarie di comunicare gioia a noi stessi e agli altri, mentre enti e organizzazioni internazionali ci danno solo una visione nebulosa del mondo». «Ma la gioia - ha continuato il regista - deve essere un dovere, e se la gioia ha un prezzo anche questo prezzo deve essere assoluto». La metafora del bimbo trovato sotto il cavolo, ha spiegato ancora Olmi, «una delle favole che si raccontano ai bambini, significa che siamo venuti al mondo per raccontare la più bella delle storie, che è la vita».

In quanto al nuovo film in lavorazione, «sto montando un docu-film sulla figura del cardinale di Milano Carlo Maria Martini - ha svelato Olmi -, che è stato una delle persone più avanzate della storia». Carlo Maria Martini, morto nel 2012, biblista ed esegeta, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, è ricordato per essere stato uomo del dialogo tra le religioni, a cominciare dall'ebraismo, i cui fedeli amava definire “fratelli maggiori”, proprio come Papa Francesco (e prima di lui Papa Wojtyla). Fu soprannominato "cardinale del dialogo", e Olmi non nasconde il suo entusiasmo per la figura del porporato: «Il cardinal Martini - ha proseguito il regista parlando del film in lavorazione - è stato un uomo illuminato e illuminante. Farò un film di montaggio, ma ci sarà anche materiale girato apposta».

Insomma una bella apparizione al Premio Nonino (l’anno scorso non c’era) quella di Ermanno Olmi, accompagnato dall’attore Omero Antonutti (che con il regista nel 1994 ha interpretato “Genesi: la creazione e il diluvio”) e salutato con particolare entusiasmo da Giannola Nonino, creatrice del premio assieme al marito Benito e ad oggi matriarca di una saga familiare quasi tutta al femminile. La famiglia quest’anno ha consegnato i premi alla coppia di “potatori di vite” Simonit&Sirch (il premio Risit d’Aur), collaboratori di vecchia data dei Nonino, esempio virtuoso di cosa significa avere cura della terra e dei suoi prodotti; allo scrittore Lars Gustafsson, uno dei grandi narratori contemporanei (Premio Internazionale); al progetto Nati per leggere, onlus diffusa in tutta Italia con l’idea di avvicinare i bambini alla lettura sin dalla culla (Premio Nonino 2016) e al sociologo Alain Touraine, esegeta della “società post- industriale”, dove l’individuo torna al centro del suo stesso destino (premio a “un Maestro del nostro tempo”).

Tutto si tiene al Premio Nonino, che dai campi nel cuore del Friuli lancia i suoi messaggi al mondo con una forza sorprendente, che lavora in profondità, lasciando il segno. A cominciare dai vincitori del Rist d’Aur, Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, «piccoli artigiani» come si sono autodefiniti, veri “chirurghi della vite” che recuperando le più semplici tecniche di potatura del passato hanno dato una svolta alla produzioni vitivinicole, le più prestigiose al mondo. Quest’idea di recuperare la saggezza manuale a scapito delle pratiche meccaniche, più veloci ma per questo “sbrigative e poco rispettose della pianta e della sua natura”, e perciò dannose alle stesse viti, assume il significato di un’azione se non proprio rivoluzionaria almeno di indirizzo: ecco nuove professioni per i giovani. «Siamo piccoli ma crediamo nelle capacità dell’uomo di fare», hanno detto i due “tutor di potatura”.

E questo è stato il messaggio più importante lanciato anche quest’anno dal Premio Nonino, rilanciato dai volontari di Nati per leggere, che hanno definito la loro attività nelle biblioteche, nei nidi, nelle carceri, ovunque vi sia un disagio, «una rivoluzione piccolina».

Ieri il Premio ha seguito un collaudato cerimoniale, dalla distillazione live di una piccola riserva di Motovitigni del Friuli, vendemmia 2015, ad alambicchi fumanti, al Va’ Pensiero cantato dai cori “Manos Blancas del Friuli” diretto dal Paola Garofalo, l’”Artemia” di Torviscosa diretto da Denis Monte e il Coro del Friuli Venezia Giulia diretto da Cristiano dell’Oste con musiche di Valter Sivilotti. Più vari brindisi e assaggi dei prodotti Nonino, in esposizione ovunque come gioielli, davanti ad oltre seicento invitati.

«Non ho l’impressione di ricevere un premio, ma di entrare in una società segreta», ha ammiccato il sociologo Alain Touraine ritirando il premio, a dire dell’esclusività di una manifestazione capace di coniugare terra e pensiero in nome di una società migliore. Touraine ha ripetuto come il futuro dell'umanità «non dipenderà più dai movimenti sociali, ma dai movimenti etico-democratizzanti che si basano sull'individuo e sulla sua richiesta di essere rispettato come singolo essere umano». Un’assunzione di responsabilità che si lega a filo doppio con quella tendenza a «non divenire mai se stessi» evidenziata da Magris nel consegnare il premio a Lars Gustafsson. Per questo “Il pianeta che ci ospita”, la clip di apertura della cerimonia di premiazione firmata da Olmi - la sua prima opera filmata, per quanto breve, dopo “Torneranno i prati” - ha sintetizzato e siglato al meglio il senso e lo scopo anche di questa quarantunesima edizione del Premio Nonino.

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