Tornano a casa le lettere di Pirandello a Marta Abba

Sono circa trecento le lettere originali di Marta Abba, tutte quelle che scrisse nell'arco di un decennio, dal 1926 al 1936, a Luigi Pirandello e che oggi tornano a casa, grazie alla donazione di un nipote dell'attrice scomparsa nel 1988 all'Istituto di studi pirandelliani e sul teatro contemporaneo, che ha sede nella Casa museo dello scrittore a Roma (www.studiodiluigipirandello.it).
Tornano quindi nel villino di Via Bosio, dove molte sono indirizzate, nella casa dove Pirandello visse gli ultimi anni e dove erano alla sua morte, il 10 dicembre 1936, quando lei le chiese indietro e le furono restituite. Le lettere sono state pubblicate quasi tutte nel 1994 a cura di Pietro Frassica. Si tratta ora di ricontrollarle per vedere se ce ne sono di inedite o cosa magari è stato saltato e può rivelare sorprese.
Marta Abba e Pirandello si conobbero nel 1925, quando divenne prima attrice del Teatro d'Arte da lui fondato e della Compagnia con cui fece tournées in Italia e all'estero, spesso interpretando testi scritti apposta per lei, che ha solo 24 anni mentre Luigi ne ha 57. Il loro fu un rapporto di grande intensità e si è sempre pensato sia stato anche d'amore, oltre che di collaborazione, anche se per molti solo platonico, con lei che gli è affezionata e lo considera un maestro e lui che mostra una partecipazione più intima e forte, come il diverso tono delle loro lettere pare rivelare. Lui scrive cose come: «Ah, Marta mia, per seguitare a lavorare come sto lavorando, bisogna ch'io pensi assolutamente che Tu sei sempre la stessa per me…», sino a concludere questa lettera del 1931 che è solo un esempio: «Scrivimi, fatti viva, ho tutta la mia vita in Te, la mia arte sei Tu; senza il Tuo respiro muore», mentre lei appare sulla pagina più distaccata e parla principalmente di lavoro, congedandosi più formalmente: «Tante care cose», «Tante cose affettuose dalla sua Marta», «Arrivederci, caro Maestro, stia di buon umore che il mondo è nostro» e solo ogni tanto ecco un «pensi a me che le voglio bene». Si scrivono tanto e sono anni in cui Pirandello cambia più volte casa e ogni volta distrugge tante carte, ma mai le lettere di Marta che conserva con cura.
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